AGI - È stato lanciato un nuovo appello, in Colombia, contro gli ippopotami di Pablo Escobar che continuano a minacciare la biodiversità del Paese proliferando in maniera indisturbata. Dopo la morte del narcotrafficante, nel 1993, molti animali del suo zoo privato furono smistati in altre strutture ma non questi grandi mammiferi che vennero liberati nel fiume Magdalena, un ambiente rivelatosi ideale.
Secondo un ultimo studio, pubblicato sulla rivista scientifica Biological Conservation, le previsioni di crescita sono esponenziali con il superamento di quota 1.500 entro il 2035. Le proiezioni elaborate hanno suggerito che, senza fattori limitanti, il potenziale habitat di colonizzazione degli ippopotami puo' diventare molto esteso anche perche' favorito dal cambiamento climatico. È l'unica soluzione sembra ora l'abbattimento.
Privi di predatori naturali, i quattro pachidermi posseduti da Escobar - tre femmine e un maschio - hanno dato vita a una vasta popolazione, oltre ottanta esemplari, che costituiscono una minaccia sempre piu' seria sia per l'ecosistema ambientale che per la popolazione dei piccoli villaggi di pescatori presenti nell'area. Essendo fortemente territoriali, infatti, gli ippopotami attaccano gli elementi estranei per difendere il territorio e sono sorprendentemente veloci nonostante la stazza.
"Credo che sia una delle più grandi sfide che l'uomo dovrà affrontare per quanto riguarda le specie invasive nel mondo", ha detto Nataly Castelblanco-Martinez, ecologa dell'Università di Quintana Roo in Messico e autrice principale del lavoro.
Non è però una soluzione che piace alla popolazione locale che, oltre a prenderli in simpatia, considera questi animali come vere attrazione turistiche in grado di portare benessere. Per contrastare il fenomeno negli ultimi anni sono state fatte solo poche sterilizzazioni che non hanno arrestato il fenomeno.
Altri studi mettono in guardia da altri fenomeni che stanno prendendo corpo a causa del comportamento di questi animali, come gli spostamenti a cui sono costrette altre specie autoctone, come i lamantini delle Antille, fortemente condizionati dalla presenza dei rivali.
Nel 2020, infine, l'università di San Diego, California, ha scoperto un peggioramento della qualità dell'acqua in cui trascorrono gran parte della loro tempo. Una somma di problemi che ora induce gli scienziati a suggerire il gesto più estremo ma forse anche inevitabile.