AGI - E' chiaro: i fondi del Recovery and resilience facility (Rff) che arriveranno da Bruxelles non saranno un dono disinteressato. Gli Stati membri che ne vorranno beneficiare dovranno presentare un piano nazionale chirurgico che risponda per filo e per segno ai requisiti dettati dalla Commissione europea e saranno valutati in base a rilevanza, efficacia, efficienza e coerenza, viene ribadito dall'Ue.
Resta fondamentale il bilanciamento tra riforme e investimenti così come il focus sulle raccomandazioni specifiche per Paese. Il pacchetto deve rafforzare il potenziale di crescita, la creazione di posti di lavoro e la resilienza economica, sociale e istituzionale dello Stato membro.
"Non per forza dovranno essere soddisfatte tutte le raccomandazioni ma l'indicazione dev'essere netta", rassicurano da Bruxelles. "La Commissione europea non farà parte di una nuova troika, l'approccio è completamente diverso ed è stato reso chiaro nel rapporto con i Paesi membri", evidenziano gli alti funzionari. Il documento - che dev'essere unico - non può prevedere percorsi a tappe. Il cammino dev'essere tracciato fino al 2026, con mezzi e fini.
E' bene sottolineare che non saranno accettati libri dei sogni: non potranno far parte degli investimenti le spese correnti; sono considerati prioritari quelli destinati al Green (è obbligatorio destinare almeno il 37%), alla trasformazione digitale (obbligatorio almeno il 20%), alla Salute e all'Istruzione, ai centri di cura.
Le versioni finali dei piani dovranno approdare sulle scrivanie degli esaminatori (che daranno voti su una scala da A a C e dovranno prevalere le A) entro il 30 aprile. La prima tranche dei fondi (il 13%) potrà essere erogata solo dopo che tutti i Paesi avranno approvato la loro parte di risorse proprie, e questo potrebbe rallentare tutti. Il Parlamento europeo farà la sua parte approvando il regolamento nella plenaria di domani. Se la macchina dovesse rivelarsi perfetta, i fondi arriveranno a fine primavera.
Nei Piani saranno considerati validi gli interventi dal febbraio 2020 all'agosto 2026. In totale, con il Rrf vengono messi a disposizione 672,5 miliardi di euro, di cui 312,5 in trasferimenti e 360 in prestiti. Il 70% dei trasferimenti sarà elargito entro il 2022, il restante 30% entro il 2023.
I prestiti (fino a un massimo del 6% del Reddito nazionale lordo) potranno essere richiesti fino all'agosto 2023. E finora - spiegano i funzionari di Bruxelles - la maggior parte dei Paesi non si è ancora espressa sulla richiesta di prestiti. Dipende ovviamente dalla solidità economica e finanziaria degli Stati membri e di conseguenza dai tassi di mercato con cui si può accedere al credito.
La corsa contro il tempo è partita già nel settembre scorso con il primo confronto tra la task force del Recovery a Bruxelles e gli Stati membri. Finora sono diciotto i governi che hanno già presentato la bozza completa del piano o comunque buona parte (di quest'ultimi fa parte anche l'Italia anche se con il cambio di governo sarà tutto da rivedere). Altri sei Stati hanno presentato solo alcune parti del loro progetto. Infine, tre Paesi (di cui non si fa il nome) sono ancora al confronto iniziale.
Tornando ai principi, l'Ue nelle sue linee guida chiede la rilevanza con gli elementi tracciati nelle raccomandazioni; l'efficacia che permetta di valutare se il piano produce un impatto duraturo e sarà efficacemente monitorato e attuato; l'efficienza per poter valutare se i costi sono ragionevoli e plausibili e se i sistemi di controllo prevengono, individuano e correggono la corruzione, la frode e il conflitto di interessi; infine la coerenza tra investimenti e riforme.
E proprio a causa del difficile equilibrio tra investimenti e riforme diversi Paesi sono stati già "rimandati" indietro con le loro bozze. Le riforme richieste sono tanto ambiziose quanto nette: riforme strutturali per aumentare la resilienza economica e sociale del Paese, quali sostenibilità finanza pubblica, mercato del lavoro, tassazione, antiriciclaggio, rete di sicurezza sociale; riforme rilevanti per l'attuazione del Piano di recovery, e quindi annullare i colli di bottiglia degli investimenti, creare un ambiente favorevole; infine riforme per incrementare l'efficacia degli investimenti.