L'appello allo sciopero generale, in Myanmar - dove non si placano le proteste per il colpo di Stato della giunta militare- ha avuto un fortissimo seguito a Yangon, l'antica capitale, ma anche a Naypyidaw, dove la polizia ha usato gli idranti contro i manifestanti. Per il terzo giorno consecutivo migliaia di persone sono scese in piazza in segno di protesta per il golpe che ha portato all'arresto della leader de facto delle istituzioni civili, Aung San Suu Kyi. Lo sciopero è stato attuato anche in alcuni ministeri, per esempio agli Affari Esteri, dove funzionari e quadri intermedi hanno iniziato a unirsi al movimento di disobbedienza civile.
L'appello ai lavoratori da parte di diverse organizzazioni ha praticamente paralizzato la vecchia capitale dove migliaia di persone si sono concentrate nel centro storico, bloccando il traffico della popolosa città (oltre 5 milioni di abitanti). Anche molte agenzie di banche, che avevano aperto in mattinata, sono state costrette a chiudere per la bassa presenza di dipendenti.
Nella capitale amministrativa Naypyidaw, dove migliaia di persone si erano radunate a un incrocio nella zona dei ministeri, la polizia ha usato gli idranti per una buona mezz'ora per disperdere i manifestanti; ed è la prima volta che risultano utilizzati i cannoni ad acqua da quando sono cominciate le proteste. È il terzo giorno che si susseguono imponenti manifestazioni per chiedere la liberazione di Aung San Suu Kyi: nel week end le proteste sono state in gran parte pacifiche ma in una città, Myawaddy, la polizia ha sparato colpi di armi da fuoco d'avvertimento in aria per disperdere la folla.