AGI - Amnesty International ha denunciato le condizioni disumane nelle carceri egiziane in un rapporto pubblicato in occasione del decennale delle rivolte della Primavera araba.
Il rapporto descrive le esperienze di 67 persone in detenzione, dieci delle quali morte in carcere e due poco dopo essere state rilasciate. Lo studio è stato condotto tra il febbraio 2020 e il novembre 2020 e si è concentrato su 16 carceri.
Amnesty ha rilevato che i prigionieri vegono tenuti in condizioni squallide e ricevevano cibo malsano; non c'è un accesso adeguato all'assistenza sanitaria; il sovraffollamento, la scarsa ventilazione e l'accesso limitato all'acqua e ai servizi igienici hanno portato inevitabilmente a focolai di coronavirus.
Il rapporto ha anche rilevato che ad alcuni prigionieri è stato deliberatamente negato l'accesso all'assistenza sanitaria a causa delle loro affiliazioni politiche.
Ad attivisti, politici e difensori dei diritti umani sono stati negati i trattamenti di base disponibili per altri detenuti.
Nonostante l'ondata di proteste e rivolte in tutto il Medio Oriente di dieci anni fa, che ha portato alla caduta dell'ex Hosni Mubarak, le autorità egiziane, secondo Amnesty, continuano “ad arrestare decine di migliaia di critici e oppositori del regime”.
A causa di questa politica di arresti su larga scala, i prigionieri sono costretti a vivere in appena 1,1 metri quadrati di superficie in ciascuna nelle carceri esaminate. Spazi ridottissimi rispetto agli standard del Comitato internazionale della Croce rossa che raccomanda almeno 3,4 metri quadrati per prigioniero. Ci sono anche prove che le autorità carcerarie “prendono di mira prigionieri arrestati per motivi politici” negando loro cibo adeguato o visite familiari. Il governo egiziano ha respinto le accuse.