Lo scandalo del rimborso degli assegni familiari chiesto ingiustamente a migliaia di cittadini olandesi, molti dei quali immigrati, ha portato alle dimissioni in blocco del governo di coalizione guidato da Mark Rutte, che resterà in carica fino alle elezioni politiche del prossimo 17 marzo ma solo per gli affari correnti.
La vicenda, portata alla luce il mese scorso da un'inchiesta parlamentare, ha svelato gli abusi commessi dagli esattori delle tasse che, dal 2013 al 2019, avevano chiesto ingiustamente a circa 10 mila famiglie la restituzione di sussidi destinati alla cura dei bambini per decine di migliaia di euro. "Persone innocenti sono state criminalizzate, le loro vite sono state distrutte", il governo olandese e "nessun altro" ha la "responsabilità politica" dello scandalo, ha detto Rutte, che comunque guiderà i liberali del Partito Popolare per la Libertà e la Democrazia alle elezioni del prossimo marzo.
"Profilazione su base etnica"
Molte di queste famiglie erano state gettate sul lastrico dall'eccesso di zelo dei burocrati, che avevano preteso i rimborsi per piccoli vizi formali come firme mancanti o timbri poco leggibili. Licenziamenti, sfratti e divorzi sono stati in molti casi la conseguenza delle ingiunzioni, che lasciavano ai destinatari il marchio d'infamia di una denuncia per frode.
A peggiorare ulteriormente il quadro è stata la discriminazione che guidava gli esattori, i quali selezionavano i beneficiari su cui intervenire badando a cognomi che tradivano un'origine straniera o alle doppie nazionalità. Orlando Kadir, un avvocato che difende 600 delle famiglie ha parlato di "profilazione su base etnica".
Rutte si è recato dal re per offrire le dimissioni dell'intero esecutivo e ha poi convocato una conferenza stampa nella quale si è assunto, insieme ai suoi ministri, la "responsabilità politica" dello scandalo. "Persone innocenti sono state criminalizzate, le loro vite sono state distrutte e la Camera ne è stata informata in modo errato e incompleto", ha dichiarato il primo ministro, "la responsabilità politica in ultima analisi spetta al governo in carica e a nessun altro".
Ma Rutte intende ricandidarsi
Il premier ha promesso un risarcimento alle famiglie coinvolte nella vicenda e una riforma dei meccanismi burocratici che l'hanno originata, riforma della quale intende probabilmente occuparsi in prima persona. Se Rutte lascia la poltrona di primo ministro, l'obiettivo sembra infatti ritornarci dopo il voto, dal momento che i sondaggi vedono il partito conservatore di cui è alla guida in cima alle preferenze con quasi il 30% dei consensi.
"Non ero direttamente coinvolto nel dossier", ha detto Rutte per spiegare la sua decisione di mantenere la presidenza del Partito Popolare per la Libertà e la Democrazia, "se l'intero sistema ha fallito, si può sostenere solo la responsabilità congiunta" di tutto il governo.