AGI - Ha suscitato qualche malumore tra i repubblicani la decisione della speaker della Camera dei Rappresentanti Usa, Nancy Pelosi, di far installare dei metal detector all'ingresso dell'aula. La misura di sicurezza è stata applicata in seguito all'irruzione del 6 gennaio di decine di manifestanti pro Trump nei locali del Campidoglio. Non sono però pochi i membri del Congresso che si portano dietro la pistola anche tra i banchi di Capitol Hill.
Tra i rappresentanti del 'Gop' che si sono lamentati con gli agenti dei metal detector o hanno addirittura cercato di aggirarli, scrive la Nbc, figurano Louie Gohmert (Texas), Steve Stivers (Ohio), Van Taylor (Texas), Lauren Boebert (Colorado), Debbie Lesko (Arizona) e Larry Buchson (Indiana). Alcuni di costoro, infatti, si recano alle sedute portandosi dietro la pistola.
L'ira repubblicana: "Trattati come criminali"
"La legge mi consente di portare la mia arma da fuoco a Washington D.C. e dentro l'area del Campidoglio", ha scritto Lauren Boebert su Twitter, "i metal detector fuori dalla Camera non avrebbero fermato la violenza alla quale abbiamo assistito la settimana scorsa, è solo un'altra trovata politica della speaker Pelosi". Van Taylor è stato invece accusato dal rappresentante democratico Don Beyer di essersi rifiutato di passare attraverso il metal detector e di essersi messo a litigare con gli agenti.
Rodney Davis, repubblicano dell'Illinois, è stato protagonista di un duro confronto verbale con il capo della maggioranza democratica alla Camera, Steny Hoyer, bollando come "stronzate" l'iniziativa di Pelosi. "La minaccia non è all'interno dell'edificio", ha detto Davis a Hoyer, "state portando preziosi beni via da dove hanno bisogno di essere. E lo avete fatto senza esservi consultati con la minoranza in alcun modo". "Queste nuove norme ci fanno perquisire e trattare come criminali", ha tuonato Debbie Lesko, "adesso viviamo nell'America comunista di Pelosi!".