AGI - Erano chiusi in un bunker mentre Capitol Hill veniva preso d'assalto, quando la deputata dem Ilhan Omar ha abbozzato l'articolo per il secondo impeachment di Donald Trump: "incitamento all'insurrezione".
Con lei c'erano la Speaker Nancy Pelosi, il leader di maggioranza al Senato uscente, il repubblicano Mitch McConnell, il leader di maggioranza alla Camera (il dem Steny Hoyer) e quello di minoranza (il Gop Kevin McCarthy).
È praticamente da escludere che Trump possa venire rimosso prima dell'insediamento di Joe Biden alla Casa Bianca il prossimo 20 gennaio. Ma potrebbe venire "processato" in Senato dopo la fine del suo mandato e, se condannato, non potrebbe più candidarsi, sebbene questo scenario sollevi più di un problema costituzionale.
Il secondo impeachment cha la Camera si appresta ad approvare (domani) resterebbe comunque agli atti, un'altra macchia nel curriculum di "The Donald".
Pelosi punta ad una punizione esemplare, la più dura possibile, dopo che la richiesta al vice presidente Mike Pence di ricorrere al 25esimo emendamento cadrà, come sembra, nel vuoto.
E se Trump definisce "ridicolo" il secondo impeachment ("il sequel della più grande caccia alle streghe della storia"), l'ex procuratore Jaffrey Scott Shapiro, sul Wall Street Journal, osserva come non sia un reato provocare emozioni mentre le parole del presidente al MAGA rally della Befana sono protette dal Primo Emendamento, quello che garantisce la libertà di parola. Dunque Trump, conclude Shapiro, "non ha commesso il reato di incitamento all'insurrezione o altri crimini".
Non a caso il capo della Casa Bianca, parlando in Texas dopo essere stato bandito dai social, denuncia come la "libertà d'espressione sia sotto assedio come mai prima d'ora". La Camera voterà questa sera la richiesta al vice presidente Mike Pence e agli altri membri del governo di invocare il 25esimo emendamento della Costituzione dichiarando che Trump non è più in grado di assolvere ai suoi doveri.
Pence, che non sembra intenzionato a raccogliere l'appello, avrà un giorno per rispondere. Nel frattempo la commissione Giustizia ha predisposto tutto per approvare l'impeachment già domani mattina. Gli alleati di Trump contesteranno il fatto che non vi siano state inchieste e neppure audizioni in commissione per abbreviare i tempi. Ma i dem hanno già pronta la risposta, cioè a dire chi i "crimini e misfatti contestati" sono stati commessi in pubblico con tutto il mondo come testimone, quando il presidente ha esortato i sostenitori a "combattere come dannati" contro la certificazione di Joe Biden.
Ad oggi sono 218 i deputati favorevoli all'impeachment su 435. Par approvarlo alla Camera basta una maggioranza semplice. Tutti i democratici, tranne 4, lo sottoscrivono più alcuni repubblicani. La trasmissione al Senato è molto semplice: richiede solo la nomina dei "manager" dell'impeachment, i deputati-procuratori che devono presentare le argomentazioni. I tempi del passaggio in Senato li detta la Speaker, ovvero Pelosi.
Il primo impeachment contro Trump venne approvato dalla Camera il 18 dicembre del 2019 ma non arrivò in Senato prima del 15 gennaio del 2020, esattamente un anno fa. La Camera Alta è sospesa e tornerà a riunirsi il 19 gennaio, il giorno precedente l'inaugurazione di Biden, a meno che McConnell non decida di convocarlo prima. Non è da escludere che possa farlo. Secondo il New York Times, è con i dem in questa battaglia. Il processo inizia alle 13:00 del giorno successivo all'arrivo dei manager dell'impeachment in Senato.
Il dem Jim Clyburn ha evocato la possibilità di far passare i primi 100 giorni di Biden alla presidenza prima di trasmettere al Senato l'impeachment. L'orientamento prevalente è tuttavia quello di un processo immediato, soprattutto se c'è il benestare di McConnell. Il precedente processo d'impeachment richiese 20 giorni per le argomentazioni dei manager della Camera e per la risposta dei difensori di Trump. La partita in questo caso potrebbe chiudersi nel giro di due settimane.
Al Senato, per approvare l'impeachment, serve una maggioranza di due terzi, cioè serve il voto favorevole di almeno 18 repubblicani, dato per scontato quello di tutti i dem che scontato non è. Il senatore democratico Joe Manchin ha già preso le distanze mentre molti altri Gop sostengono che non abbia senso votare la rimozione di un presidente che se ne è già andato.