AGI - Pace fatta tra il Qatar e gli altri Paesi del Golfo Persico, alcuni dei quali avevano interrotto nel giugno 2017 le relazioni diplomatiche con Doha accusandola di finanziare gruppi islamisti. In apertura del vertice ospitato dalla città saudita di Al-Ula, le sei nazioni che costituiscono il Gulf Cooperation Council (Arabia Saudita, Bahrein, Emirati Arabi Uniti, Qatar, Oman e Kuwait) hanno firmato un accordo "di solidarietà e stabilità", il cui contenuto non è noto.
Alla firma dell'intesa era presente anche il genero e consigliere di Donald Trump, Jared Kushner, molto vicino al principe ereditario saudita, Mohamed bin Salman. E a riconoscere l'importanza della mediazione di Washington è stato lo stesso padrone di casa, che ha sottolineato gli "sforzi" del Kuwait, Paese mediatore, e degli Usa che, ha detto bin Salman, "ci hanno aiutato a ottenere un accordo dove affermiamo la solidarietà e stabilità del Golfo e dei Paesi arabi e musulmani".
In assenza di dettagli sull'accordo, appare scontato che l'intesa ponga fine all'embargo che il 5 giugno 2017 l'Arabia Saudita e tre Paesi alleati - Emirati Arabi Uniti, Bahrein ed Egitto - avevano imposto al Qatar. Doha aveva negato le accuse di fomentare l'instabilità nella regione ma a pesare sulla rottura con gli alleati erano stati anche i rapporti, giudicati troppo cordiali, con Turchia e Iran, grandi rivali di Riad nel controllo del Medio Oriente.
Compatti contro l'Iran
Il vertice è partito sotto i migliori auspici dopo la riapertura dei confini e dello spazio aereo sauditi al Qatar. All'arrivo all'aeroporto, lo sceicco qatarino Tamim bin Hamad Al-Thani Hamad è stato accolto con sorrisi e abbracci da bin Salman, un gesto che ancora poche settimane fa sarebbe stato inimmaginabile.
I sauditi e i suoi alleati avevano posto condizioni pesantissime per una riconciliazione con Doha, tanto pesanti da suonare irrealistiche, come la chiusura del canale televisivo Al Jazeera, odiato da molti governi dell'area, e della base militare turca in Qatar. Il piccolo regno non ha accolto nessuna di queste richieste, sebbene si tratti di nodi che saranno verosimilmente sul tavolo nei colloqui di queste ore.
Del resto Washington aveva un interesse troppo forte in questa riconciliazione per lasciare che permanessero tensioni nocive al suo obiettivo di isolare il più possibile l'Iran. Un contesto che Mohamed bin Salman non ha certo nascosto, introducendo un vertice il cui obiettivo, ha spiegato il principe ereditario, è "restare uniti di fronte alle sfide", in particolare "il programma nucleare dell'Iran, il suo programma di missili balistici e i suoi progetti di sabotaggio".