AGI - Alla fine anche le dure della 'squad', Alexandria Ocasio-Cortez e Cori Bush, assentatesi durante la prima chiamata, hanno rispettato gli ordini di scuderia. Dopo mesi di mugugni della sinistra democratica, che riteneva una sua ricandidatura improponibile, Nancy Pelosi è stata rieletta speaker della Camera dei Rappresentanti. Nel giorno dell'insediamento del nuovo Congresso Usa, il conteggio ufficiale vede l'ottantenne italoamericana spuntarla sullo sfidante repubblicano, Kevin McCarthy, per 216 voti contro 209.
La fronda dem si è ridotta a cinque parlamentari, espressione dell'ala centrista, laddove nel 2019 erano stati in 15 i democratici che non si erano espressi per Pelosi. Jared Golden e Conor Lamb hanno votato rispettivamente per il senatore Tammy Duckworth e il presidente del caucus, Hakeem Jeffries. Elissa Slotkin, Mikie Sherrill e Abigail Spanberger si sono limitate a rispondere "presente" alla chiamata, astenendosi.
Il malessere dei moderati era legato alle troppe strizzate d'occhio di Pelosi alla sinistra radicale, alle frange violente di Black Lives Matter e a slogan come 'Defund the Police'. Sarebbe questo il motivo (fu Spanberger la più furente all'indomani del 3 novembre) per cui i Democratici hanno perso seggi e ora si ritrovano ora con la maggioranza più risicata da decenni: 222 a 211.
Il quarto (e ultimo, ha promesso) mandato di Pelosi sarà quindi il più difficile di sempre. L'abilità negoziale che anche gli avversari le riconoscono sarà fondamentale per mantenere il partito unito nei mesi successivi, quando il Congresso sarà alle prese con le misure di contrasto alla pandemia di coronavirus annunciate dal presidente eletto, Joe Biden. Basterebbero infatti pochi dissidenti per complicare il percorso di una legge.
In una Camera resa spettrale dalle misure di sicurezza anti Covid, con i rappresentanti ammessi nell'emiciclo a gruppi di 72, senza famiglie e ospiti ad assistere la seduta, i Democratici si sono ricompattati intorno all'anziana leader che li guida da ormai 18 anni, accogliendo il conteggio finale con una standing ovation. I mugugni della sinistra non hanno portato a una candidatura alternativa e l'Asinello ha lanciato il segnale di unità necessario a due giorni dai due ballottaggi in Georgia che decideranno l'assegnazione del Senato.