AGI – Per i russi era “un leggendario agente segreto”, per i britannici il traditore che ha rivelato ai sovietici l’identità di centinaia di 007 occidentali. George Blake, il principe dei ‘double agents’, è morto alla bellezza di 98 anni in Russia: ad annunciarlo, non a caso, è Sergey Ivanov, il portavoce del servizio segreto russo Svr.
La sua storia è un labirinto di incroci di spie nello scacchiere globale della Guerra fredda: come Kim Philby e gli altri ‘Cambridge Five’, da agente dell’MI6 Blake aveva sistematicamente e per anni passato informazioni al Kgb, finché – scoperto da un altro doppio agente, questa volta polacco - non fu arrestato nel 1961 e condannato a 42 anni da scontare nel carcere londinese di Wormwood Scrubs, dal quale però riuscì a fuggire in modo spettacolare nel 1966, per essere accolto in Unione sovietica, dove ha vissuto da eroe del popolo, onorato e riverito.
“Blake amava sinceramente il nostro Paese e ammirava le conquiste del nostro popolo durante la seconda guerra mondiale”, ha affermato Ivanov nella sua solenne dichiarazione. Quel che è certo è che la sua scoperta rappresentò un’umiliazione per l’establishment dell’intelligence occidentale: la mole di informazioni che negli anni aveva passato ai sovietici era tale da aver mandato a monte chissà quante operazioni segrete non solo dei servizi britannici, ma anche della Cia.
Il futuro agente nacque l’11 settembre 1922 come George Behar a Rotterdam quale figlio di una madre olandese, protestante, e di padre, ebreo sefardita naturalizzato britannico. Alla morte del quale, nel 1939, fu spedito a vivere presso una ricca zia al Cairo. Come ha raccontato lui stesso in una delle numerose interviste rilasciate negli anni ai giornali russi, fu questo periodo, grazie all’amicizia con il cugino Henri Curiel – successivamente leader del Movimento democratico per la liberazione nazionale, di stampo marxista – a rivelarsi decisiva nelle scelte che avrebbero determinato molti anni dopo il suo passaggio di campo.
Allo scoppio nel nuovo conflitto mondiale, George – nel frattempo rientrato in Olanda, fulmineamente occupata dai tedeschi – in seguito ad una breve prigionia si unì alla resistenza, come corriere, a soli 17 anni. Fuggito dai Paesi Bassi nel 1942, arrivò a Londra dopo un avventuroso viaggio attraverso l’Europa in fiamme, passando dal Belgio, dalla Francia, dalla Spagna e infine dallo Stretto di Gibilterra nel gennaio 1943, dove si riunì alla madre e alle sorelle. Fu quell’anno che la famiglia scelse di cambiare il cognome in Blake.
La svolta arriva dopo la guerra. Dopo un periodo passato ad Amburgo come sottotenente della Royal Army ad interrogare capitani degli U-Boot tedeschi ed un passaggio al Downing College di Cambridge a studiare le lingue (tra cui il russo), nel 1948 Blake venne spedito sotto copertura alla legazione britannica di Seul: sotto le mentite spoglie di vice-console, la sua missione era quella di raccogliere informazioni sui vicini nordcoreani, ma anche sulla Cina comunista e l’estremo oriente sovietico.
Allo scoppio della guerra in Corea, due anni dopo, il futuro agente segreto finì nelle mani delle truppe nordcoreane. Fu qui che ebbe “la conversione”: aveva letto Marx, certo, ma stando al suo racconto fu “lo spietato bombardamento dei piccoli villaggi coreani da parte delle enormi fortezze volanti americane, con le vittime che erano donne, bambini e anziani”, a fargli decidere di mettersi al servizio dei sovietici. “Sentivo di stare dalla parte sbagliata e che sarebbe stato meglio per l’umanità se fosse prevalso il sistema comunista, che avrebbe messo fine alla guerra”. Così Blake, come riferì molti anni durante la sua confessione all’MI6, decise di “offrirsi volontario”.
Paradossi della Guerra fredda: alla sua liberazione nel ’53 i britannici lo accolsero come un eroe, e di fronte a lui si apriva una fulgida carriera da agente dell’MI6. Sposato con una segretaria dell’agenzia, Gillian Allan, non stupisce che la sua prima destinazione fosse la Berlino del “Ponte delle spie”, il crocevia globale degli agenti segreti, ombelico di un mondo spaccato in due.
Ironia della sorte vuole che il suo compito fosse quello di reclutare ufficiali russi come agenti doppi. Peccato che nel frattempo passasse con assoluta regolarità al Kgb informazioni dettagliate sulle operazioni degli 007 britannici e americani. “Incontravo un compagno sovietico più o meno una volta al mese”, ha raccontato nel 2012 in un’intervista alla Rossiyskaya Gazeta.
Raggiungeva il settore sovietico di Berlino su una linea ferroviaria ‘fantasma’ e il ‘compagno’ del Kgb lo aspettava in un’automobile. “Giunti in un luogo sicuro gli passavo microfilm e chiacchieravamo. Qualche volta ci bevevamo lo champagne Tsimlyansk”, un noto spumante russo.
Nove anni da ‘double agent’: si dice che in questo periodo Blake abbia passato a russi le identità di qualcosa come quaranta agenti dell’MI6, facendo saltare decine di operazioni segrete in Europa orientale. Compresa la rivelazione a Mosca dell’esistenza dell’'Operation Gold', con le linee telefoniche dei militari sovietici intercettate grazie ad un tunnel segreto che penetrava in Berlino Est.
“Non so quante informazioni ho passato, perché erano troppe”, ebbe raccontare George molti anni dopo. Tra le altre, nel 1959 Blake fece agli amici di Mosca la soffiata che c’era una talpa della Cia dentro all’interno del Gru, il servizio segreto militare sovietico, che forse costò la vita all’agente doppiogiochista russo Pyotr Semyonovich Popov, giustiziato dai russi nel 1960.
Insomma, un intreccio al cardiopalma di rivelazioni di ‘double agents’ che finì per rivelarsi fatale anche per lui: fu il disertore polacco Michael Goleniewski a far cadere l’agente Blake: inutile negare, la sua confessione, dopo l’arresto, fu completa. Condannato a 42 anni, nel ’66 la clamorosa fuga da Wormwood Scrubs con l’aiuto di altri detenuti, di cui due attivisti contro il nucleare. Alla fine, dopo vari nascondigli di fortuna, riuscì ad attraversare la Manica nascosto in un camper, per poi attraversare la Germania settentrionale fino al confine con la Ddr.
In Urss l’aspettava una nuova vita. Lasciati indietro la moglie e i tre figli, Blake sposò una donna rossa, Ida, lavorando per un istituto per gli affari esteri prima di andare in pensione e ritirarsi in una dacia fuori Mosca. Cambiò pure nome in Georgy Ivanovich, e fu grazie al conferimento del grado di tenente colonello nell’ex Kgb che ottenne una pensione. Nel 2007, per il suo 85esimo compleanno, il sommo degli onori, la medaglia dell’ordine dell’amicizia, consegnatagli da Vladimir Putin.
Nella prefazione del suo secondo libro, “Muri trasparenti”, del 2006, il direttore dei dell’Svr, Sergey Lebedev, scriveva che Blake “ha ancora un ruolo attivo negli affari del servizio segreto”. Ancora nel 2012, ormai quasi cieco, l’ex agente tenne a ribadire la sua fede marxista-leninista, negando di essere un traditore, dato che non si era mai sentito davvero britannico: “Per tradire qualcosa, prima bisogna appartenervi”. E ancora: “Guardando indietro alla mia vita, tutto mi sembra logico e naturale”.