AGI - Quarantaduemila senza tetto, settantamila persone colpite di cui trentaduemila bambini, almeno otto morti: Gati, il primo ciclone ad essersi mai abbattuto sulla Somalia, ha lasciato dietro di sé una scia di drammi e devastazioni. In due giorni l’area nord-orientale, nel Puntland, ha ricevuto l’equivalente di un anno intero di precipitazioni. Hafun, Hurdiya,Gumbax, Bargal, nella regione di Bari, sono le località più colpite, spazzate via assieme alle riserve di pesce e altri viveri fondamentali per la sopravvivenza. Bosaso, polo commerciale, ha subito danni ingenti alle infrastrutture, sprovviste di sistemi di drenaggio per l’acqua in eccesso. Lo scrive Céline Camoin in un focus su Africarivista.it.
L’emergenza somala, che risale a una settimana fa, è emblematica di quanto in Africa sub-sahariana, le conseguenze dei fenomeni meteorologici estremi abbiano già effetti devastanti e non rappresentino solo una minaccia da contenere pensando alle generazioni future. L’Africa è attualmente la regione più esposta agli effetti negativi dei cambiamenti climatici, nonostante contribuisca meno di tutte al riscaldamento globale.
«Alcune zone dell’Africa sub-sahariana sono persino degli hotspot sottoposti contemporaneamente alla crisi delle 3 “C”: Cambiamenti climatici, Covid-19 e Conflitti. Una minaccia combinata che per la prima volta in 20 anni sta portando a un aumento di povertà nel mondo con numeri allarmanti: quest’anno fino a 115 milioni di persone supplementari, a livello globale, cadranno in una condizione di povertà estrema». Lo ha ha sottolineato Samuel Freije-Rodríguez, lead economist di Banca Mondiale e co-autore del rapporto Poverty and Shared prosperity 2020: Reversals of Fortune, intervenendo il 26 novembre, alla web-conference organizzata del mensile Africa e Affari, con la collaborazione del Global Green Growth Institute (GGGI) e della Cooperation Development Expo (CodeWay).
Con una temperatura di 1,34 gradi superiore alla media, il 2019 è stato il terzo anno più caldo degli ultimi centodieci, da quando, cioè, nel continente sono disponibili le serie storiche dei dati meteorologici. I dieci anni più caldi registrati in Africa, secondo i dati dell’Agenzia governativa statunitense che si occupa di meteorologia e climatologia (Noaa), si sono tutti verificati nell’ultimo quindicennio. Le conseguenze di queste variazioni sono molteplici e particolarmente evidenti soprattutto nella fascia tropicale ed equatoriale.
Rimanendo in Somalia, la siccità del 2016-2017 ha causato perdite alla produzione agricola e nel bestiame che hanno determinato una decelerazione della crescita del prodotto interno lordo dell’1%. In Zambia, nel 2019 la siccità dovuta alle scarse piogge ha causato una crisi alimentare che ha colpito 2,3 milioni di persone. D’altro canto, la stagione dei cicloni del 2018-2019 in Africa australe ha provocato un livello di danni senza precedenti, originati in larga parte dal ciclone Idai abbattutosi soprattutto in Mozambico e Zimbabwe, con inondazioni diffuse che hanno coinvolto quasi un milione di persone. In Nigeria e nella regione saheliana del Camerun, i cambiamenti climatici stanno influendo negativamente sui mezzi di sussistenza dei piccoli agricoltori.
I cambiamenti climatici avranno un impatto significativo sul prossimo decennio. Diventa sempre più evidente che non è possibile rincorrere gli eventi e le circostanze, limitandosi a rispondere all’emergenza. Occorre sviluppare un sistema di pianificazione in grado di percepire anticipatamente le tendenze e i cambiamenti futuri per organizzare le azioni opportune. Prevenzione, cooperazione ed economia sostenibile sono elementi chiave di questa strategia.