AGI - La capacità di adattamento di SARS-CoV-2 alle cellule umane e animali sono tali da non escludere un’origine del virus in laboratorio. A rivelarlo uno studio, pubblicato sulla Wiley Online Library, condotto dagli esperti del Dipartimento di Microbiologia presso l’Università di Innsbruck, che hanno analizzato la struttura chimerica dell’agente patogeno, rivelando che queste peculiarità non escludono una creazione da parte dell’uomo.
“L’origine in laboratorio di SARS-CoV-2 non è una teoria del complotto infondata che deve essere condannata – dichiara Rossana Segreto del Dipartimento di Microbiologia presso l’Università di Innsbruck – la scienza possiede la responsabilità di considerare ogni possibile genesi del virus”.
Secondo gli autori, i risultati delle analisi suggeriscono che SARS-CoV-2 potrebbe derivare dalla combinazione del coronavirus RaTG13, trovato nei pipistrelli, e del recettore RBD tipico del coronavirus che infetta i pangolini.
“Questo potrebbe essere il risultato di esperimenti di mutagenesi – prosegue la scienziata – può darsi che la prima infezione sia avvenuta accidentalmente e abbia contagiato gli sperimentatori”. La ricercatrice cita anche un articolo pubblicato su Nature secondo cui l’origine antropica del nuovo coronavirus potrebbe rappresentare una possibilità concreta.
“Le moderne tecnologie basate su piattaforme di genetica sintetica – osserva ancora la scienziata – consentono la ricostruzione dei virus in base alla loro sequenza genomica, senza la necessità di un isolato naturale. È assolutamente necessaria un'indagine approfondita sulle sequenze genetiche disponibili e sui dati di ricerca in tutti i laboratori che possiedono tali informazioni”. “Allo stesso tempo – conclude Segreto – non bisogna tralasciare alcun aspetto di questa pandemia, le cui origini potrebbero essere sia naturali che artificiali, non possiamo escludere nulla”.