AGI - La possibilità che debbano essere dissotterrati i milioni di visoni gettati in fosse comuni in Danimarca per via del Covid-19 (perchè i siti sono uno vicino a un lago balneabile e l'altro non lontano da una fonte di acqua potabile) è solo l'ultimo capitolo di una saga che sta mettendo in seria difficoltà il governo a Copenaghen.
La saga è cominciata alcune settimane fa con la decisione del governo di massacrare milioni di visoni. Il motivo della “strage” è noto: nei piccoli animali da pelliccia si celava una versione “mutata” del Covid-19, pericolosa al punto da minacciare di vanificare l’efficacia dei vaccini perché rendeva più difficile la creazione di anticorpi. Ma la decisione di abbattere quasi 17 milioni di visoni ha causato una tempesta politica che ha già provocato le dimissioni di un ministro, fatto piangere una premier e promette altri sviluppi. Di seguito, le principali tappe. Quando la premier danese, la 43enne socialdemocratica Mette Frederiksen, ha ordinato il massacro, ha seguito il consiglio delle autorità sanitarie che avevano rilevato mutazioni passate all'uomo, le quali indebolivano la capacità di creare anticorpi. Ma ha messo in crisi un settore economico di enorme successo.
L'allevamento del visone in Danimarca risale a 90 anni fa e negli ultimi decenni aveva dato vita a un business, spesso criticato per motivi etici, ma vivacissimo: l’export di pelli di visoni, soprattutto verso i mercati asiatici, fattura circa un miliardo di dollari all’anno, oltre 840 milioni di euro, una parte consistente delle esportazioni nazionali, e coinvolge un migliaio di imprese; circa 6 mila posti di lavoro sarebbero ora a rischio, secondo Kopenhagen Fur, la casa d’aste dove si svolge il mercato mondiale delle pelli.
"Siamo stati costretti a prendere questa decisione e la conclusione non sono negoziabili. Questa è la nostra convinzione", aveva detto all'epoca Frederiksen, forte del consenso guadagnato dalla velocità con cui il governo era riuscito a contenere la pandemia. Ciò che la premier danese non aveva previsto è stata la tempesta scoppiata nei giorni successivi, quando si è saputo che il governo socialdemocratico di minoranza non aveva la copertura legale per ordinare l'abbattimento di tutti i visoni: poteva ordinarlo solo alle fattorie dove era stato rilevato il contagio o che erano entro 7,8 chilometri dalla struttura in cui era stata rilevata un'anomalia.
Sebbene l'esecutivo abbia negoziato al volo una riforma con i suoi alleati di centrosinistra per dare legalità all'ordine e vietare l'allevamento di visoni fino al 2022, la pressione dei media, dell'opposizione e del Parlamento ha costretto a dimettersi il ministro dell'agricoltura, Mogens Jensen. Ma Jensen ha lasciato l'incarico lo stesso giorno in cui sono stati pubblicati i risultati di tre indagini interne, dalle quali risulta che era già stato avvertito a settembre, quando il contagio tra i visoni aveva cominciato a crescere ed era anche stato informato dei problemi legali di un possibile sacrificio dell'intera popolazione. Frederiksen è stata informata del problema legale quattro giorni dopo l'annuncio, ma non ha comunque fermato l'ordine; ha informato il Parlamento solo per lettera e gli allevatori di visoni non hanno ricevuto alcuna notifica dalle autorità fino a dopo 48 ore.
"È un po' strano che continuino a farmi questa domanda quando si tratta della salute dei danesi. Non abbiamo preso la decisione di sacrificare tutti i visoni per divertimento", azzardò in un primo tempo la premier; ma poi -come molti dei suoi ministri- si è pubblicamente pentita dell'"errore" e si è scusata. Approfittando dell'addio di Jensen, il governo ha trasferito il suo capo dipartimento a un altro ministero e ha riorganizzato diversi portafogli, ma le misure non hanno soddisfatto i media danesi, che chiedono maggiori responsabilità, nè l'opposizione, che parla di "catastrofe","scandalo" e "follia".
Il "minkgate", come è ormai stato battezzato dalla stampa, si è aggrovigliato ancora di più quando si è saputo che la polizia, che ha agito a sostegno delle autorità, aveva esortato i propri agenti ad informare gli allevatori dell'obbligo di sacrificare i propri visoni anche se si sapeva già che l'ordine era illegale se non era stato rilevato alcun contagio o la struttura non era vicina a un'altra infetta. "È un fallimento di cui mi rammarico profondamente. Abbiamo molto lavoro e, purtroppo, a volte ci sono degli errori. Voglio scusarmi personalmente con gli allevatori che hanno ricevuto informazioni errate", ha fatto 'mea culpa' il direttore della Polizia nazionale, Thorkild Fogde.
Sabato scorso per le vie di Copenaghen hanno sfilato centinaia di trattori, molti con le bandiera nazionale, e così anche è successo nella seconda città danese, Aarhus. Ma in questo incredibile pasticcio, la sfortuna si accanisce: perchè in alcune località stanno riemergendo dal terreno i cadaveri di alcuni visoni abbattuti. L'ultimo caso è stato segnalato in un centro di addestramento militare a Holsterbo ma non è affatto un episodio isolato, ha spiegato il portavoce della polizia nazionale, Thomas Kristensen.
Il macabro fenomeno è dovuto alla scarsa quantità di terra, in alcuni casi appena un metro, che è stata posta sopra i cadaveri che, gonfiati dai gas della decomposizione, fanno pressione sul terreno soprastante, tornando così alla luce.
Adesso in molti sollecitano la creazione di una commissione di inchiesta, richiesta che il governo ha finalmente accolto, anche se la sua natura e portata resta tutta da definire. E intanto i media hanno resuscitato il fantasma del "caso Tamil": nel 1993 il governo del conservatore Poul Schlutter dovette rassegnare le dimissioni per aver mentito al Parlamento sul ritardo delle autorità nel valutare le richieste di ricongiungimento familiare di diversi profughi dello Sri Lanka.
Sembra improbabile che questa crisi possa raggiungere quelle dimensioni; ma sebbene i partiti di centrosinistra che danno sostegno al governo abbiano già fatto intendere che Frederiksen è intoccabile, la figura della premier ne è comunque uscita offuscata e questo peserà nei prossimi mesi, anche se non sono previste elezioni fino al 2023. Intanto il governo continua a negoziare il risarcimento per gli allevatori di visoni, che potrebbe superare di gran lunga i 2.800 milioni di corone (376 milioni di euro) inizialmente calcolati dalle autorità. Anche perchè adesso levano la voce anche gli altri settori colpiti dalla crisi.
E mentre la polemica politica continua a crescere, l'allarme creato dalla mutazione SARS-CoV-2 è apparentemente scomparso: la scorsa settimana le autorità sanitarie hanno dichiarato che il ceppo "con grande probabilità" è stato debellato e hanno abolito addirittura le dure restrizioni messe in campo. E meno male, perchè in caso contrario chissà cos'altro accadeva.