AGI - Dopo oltre tre settimane di combattimenti, il premier etiope, Abiy Ahmed, ha dichiarato conclusa l'operazione militare contro la dirigenza dissidente nello Stato settentrionale del Tigrè, con la conquista della capitale Maccalè. Centinaia i morti e decine di migliaia gli sfollati che finora hanno attraversato il confine, rifugiandosi nel vicino Sudan.
Il comandante delle forze armate etiopi, il generale Berhanu Jula, ha annunciato il "controllo completo" di Macallè, riferendo della liberazione di 7mila soldati del Comando settentrionale che erano stati presi prigionieri dai combattenti del Fronte popolare per la liberazione del Tigrè. Le forze federali "si sono impadronite dell'aeroporto, istituzioni pubbliche, uffici dell'amministrazione regionale e altre infrastrutture cruciali", hanno fatto sapere le autorità di Addis Abeba. "Il nostro obiettivo ora sarà quello di ricostruire la regione e fornire assistenza umanitaria", ha annunciato su Twitter il capo di governo, mentre le truppe "danno la caccia ai membri della giunta del Tplf che si sono nascosti".
Nessun commento è arrivato finora dalla dirigenza dissidente, che in precedenza aveva denunciato intensi bombardamenti contro la capitale regionale, esortando "la comunità internazionale a condannare gli attacchi e i massacri commessi dall'artiglieria e dai caccia". Difficile conoscere la situazione sul campo dal momento che la regione è sottoposta a una rigido black-out delle comunicazioni.
Il premier etiope ha lanciato l'offensiva contro il Tigrè il 4 novembre accusando le forze del Tplf di aver attaccato due basi delle forze federali nella regione, una a Macalle' e una a Dansha; affermazioni respinte dalla dirigenza locale, che ha denunciato la sua estromissione dagli incarichi di potere dopo esserne stata al centro per quasi trent'anni.
Gli sforzi di mediazione dell'Unione africana sono finora falliti mentre l'Onu ha chiesto inutilmente per settimane che gli fosse garantito l'accesso alla regione, nel timore di una catastrofe umanitaria. Nei giorni scorsi, il premier aveva assicurato che sarebbe stata aperta "una via d'accesso umanitaria". Nonostante le dichiarazioni trionfanti, non è chiaro se la conquista di Macallè porterà alla fine dei combattimenti dal momento che i tigrini hanno ingenti risorse militari e secondo alcuni analisti possono mobilitare migliaia di uomini.