AGI - "Lavoriamo assiduamente per la liberazione dei pescatori italiani. Anche oggi i miei collaboratori ne stavano parlando con gli ufficiali di Bengasi. Credo la direzione sia quella dello scambio con i calciatori libici condannati al carcere in Italia". E' la convinzione espressa al Corriere della Sera dal vicepresidente del Consiglio presidenziale libico di Tripoli, Ahmed Maitig.
"Gli italiani - ha detto Maitig - sono attivissimi, lavorano a tempo pieno. Tra i nostri due Paesi esistono trattati per lo scambio di prigionieri. Credo sia questa la strada. Seguiremo le nostre legislazioni in merito. Spero nel successo il prima possibile. Ma non so quando di preciso".
L'esponente libico ha affermato che il ruolo italiano è sempre stato "centrale": "Non dimentichiamo l'aiuto nella guerra contro Isis a Sirte nel 2016, il lavoro dell'ospedale militare a Misurata, la cooperazione medica più di recente nella lotta al Covid. L'ambasciata italiana non ha mai chiuso a Tripoli, neppure nei momenti più difficili".
L'Italia - ha sottolineato - conserva un vantaggio unico nel giocare da mediatore e facilitatore al dialogo multilaterale tra Egitto, Turchia, Grecia e Libia nella spartizione e gestione dei giacimenti energetici nel Mediterraneo. Maitig ha ribadito che "non c'è altra via, se non quella della trattativa pacifica".
Quanto al futuro, su cui incombono le dimissioni annunciate più volte dal premier Fayez al-Serraj, Maitig si è detto "felice di servire il popolo libico se mi volesse. Se ciò avvenisse, mi impegnerei soprattutto per favorire la ripresa economica, il lavoro della nostra banca centrale per risolvere la crisi della liquidità, la distribuzione equa dei proventi energetici".