AGI - Lo scienziato iraniano-svedese Ahmadreza Djalali, condannato a morte in Iran per spionaggio, rischia di salire sul patibolo nei prossimi giorni e sarebbe prossimo a essere trasferito nel carcere dove avverrà l'esecuzione. Lo avrebbe rivelato lo stesso Djalali a sua moglie Vida Mehrannia in una telefonata.
Il quarantanovenne, medico e docente presso il Karolinska Institute di Stoccolma, è stato arrestato con l'accusa di spionaggio nell'aprile 2016, mentre era in visita in Iran per partecipare a una conferenza scientifica, ed è stato condannato a morte l'anno successivo. Le autorità - secondo quanto riferito dalla moglie - intendono trasferire l'uomo dalla prigione di Evin a Teheran alla prigione di Rajaei-Shahr nella città di Karaj "nei prossimi giorni" per eseguire la condanna a morte.
Nel dicembre 2017, la televisione di stato iraniana ha trasmesso la presunta confessione di Djalali, che ha ammesso di lavorare per il Mossad israeliano. Djalali e la sua famiglia negano le accuse e hanno ribattuto che lo scienziato è stato costretto a pronunciare una falsa confessione.
Teheran a Stoccolma: "No a interferenze"
Il ministro degli Esteri svedese Ann Linde ha riferito su Twitter di aver parlato con il suo omologo iraniano Mohammad Javad Zarif di Djalali. "La Svezia condanna la pena di morte e si adopera per garantire che il verdetto contro Djalali non venga eseguito", ha scritto Linde su Twitter.
In risposta, il portavoce del ministero degli esteri iraniano Seat Khatibzadeh ha dichiarato: "Come ha spiegato il ministro degli esteri Zarif, la magistratura iraniana è indipendente e qualsiasi ingerenza nell'emissione o nell'esecuzione di sentenze giudiziarie è inaccettabile". I critici del regime iraniano sostengono che Teheran arresta stranieri con accuse inventate per usarli come ostaggi per cercare di ottenere concessioni da altri Paesi.