AGI - La situazione legata alla pandemia di Covid-19 "resta grave" in Europa, ma "i primi cittadini europei potrebbero essere vaccinati prima della fine di dicembre, si vede la luce in fondo al tunnel". Lo dice la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, intervenendo al Parlamento europeo.
"So che chi ha negozi, bar, ristoranti vuole la fine delle misure di confinamento ma dobbiamo trarre insegnamento dal passato per evitare di ripetere gli stessi errori e un rilassamento troppo celere ed eccessivo diventa un rischio per una nuova ondata dopo Natale. Settimane fa io dicevo che questo Natale sarà diverso ma questo sarà anche un modo di dimostrare solidarietà agli altri Stati membri". Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea
La tedesca, come annunciato ieri, ha ricordato che l’esecutivo Ue “ormai ha stipulato contratti con sei società”, ovvero le case farmaceutiche che hanno fatto passi da giganti per arrivare alla dose immunizzante in meno di un anno: AstraZeneca, Sanofi-GSK, Johnson & Johnson, BioNTech/Pfizer, CureVac e Moderna.
Si aspettano i piani dei singoli governi
“Finalmente vediamo la luce in fondo al tunnel”, ha detto la presidente agli eurodeputati, per poi indicare la strada per uscire dall’incubo Covid: “Ciò che conta ora sono le vaccinazioni”. La presidente ha avvertito che “gli Stati membri devono prepararsi adesso”. Sui piani nazionali richiesti dalla Commissione europea da oltre un mese, Bruxelles mantiene il riserbo anche per non mettere in imbarazzo i Paesi membri.
Ma è risaputo che alcuni Governi mancano all’appello di chi ha già fatto i compiti a casa e il commissario straordinario Domenico Arcuri si starebbe ancora occupando del dossier italiano. L’organizzazione auspicata oggi da von der Leyen pare imponente: “Stiamo parlando di milioni di siringhe e della catena del freddo, dell'organizzazione dei centri di vaccinazione e della formazione del personale”. “Gli Stati membri devono preparare la logistica per l'eventuale dispiegamento di centinaia di milioni di dosi”, ha avvertito la tedesca, “perché questo è il nostro biglietto per uscire” dal tunnel della pandemia.
Un sistema sanitario integrato?
E dall’arrivo a destinazione del ’treno’ Ue dipendono le sorti - non solo economiche, ma anche politiche - del ‘progetto’ europeo. Commissione e Parlamento non fanno ormai mistero che dalla crisi pandemica bisogna apprendere la lezione che serve un sistema sanitario integrato, o per lo meno coordinato, capace di superare le crisi con la solidarietà interna, come già avviene in parte tra Germania e Stati vicini, con il trasferimento all’interno dei confini tedeschi dei troppi pazienti delle terapie intensive in Belgio e Olanda.
Ma le due istituzioni di Bruxelles dovranno convincere la terza gamba Ue, il Consiglio, dove sono rappresentati i Governi nazionali. Mai contenti di cedere pezzi della propria sovranità.