AGI - Mancano meno di 40 giorni al 31 dicembre, data in cui il Regno Unito lascerà ufficialmente l'Unione Europea, e la prospettiva di un 'no deal' è sempre più concreta. La presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, non ha usato giri di parole nel suo intervento di oggi all'Europarlamento. "Faremo tutto ciò che è in nostro potere per raggiungere un accordo. Siamo pronti per essere creativi ma non siamo pronti a mettere in discussione l'integrità del mercato unico", ha detto la numero uno dell'esecutivo comunitario, "oggi non si può dire se arriveremo un accordo ma siamo pronti a un no deal".
Benché "un possibile testo definitivo sia stato delineato", ha spiegato Von der Leyen, restano ancora forti divergenze su tre temi: la pesca, la futura risoluzione delle controversie e la pariteticità. Bruxelles chiede un meccanismo che consenta di prendere contromisure immediate e unilaterali nel caso una delle due parti abbandoni in modo repentino gli standard comuni. Londra però rifiuta un simile sistema, che proteggerebbe l'Europa da possibili concorrenze sleali.
Sulla pesca, ha proseguito la presidente della Commissione Europea, "nessuno mette in dubbio la sovranità del Regno Unito sulle proprie acque, ma chiediamo prevedibilità e garanzie per i pescatori che vi navigano da decenni, anche secoli ". Su questo punto, però, Boris Johnson non intende cedere. "La nostra posizione sulla pesca non è cambiata, possiamo solo progredire se l'Ue accetta la realtà che dobbiamo essere in grado di controllare l'accesso alle nostre acque", è la replica a distanza del premier britannico durante un question time alla Camera dei Comuni.
Nell'Unione Europea i pescherecci di ogni Paese hanno accesso pieno alle acque degli altri salvo le 12 miglia marine prossime alla costa ma la pesca di ogni singola specie è legata a precise quote che vengono stabilite ogni dicembre. Una volta uscita dall'Unione Europea, la Gran Bretagna propone di discutere ogni anno con Bruxelles le quote riservate ai pescherecci degli Stati Ue entro 200 miglia marine di zona economica esclusiva, come fa, ad esempio, la Norvegia. L'Unione Europea intende pero' mantenere lo status quo a causa dell'impatto durissimo che le flotte del vecchio continente subirebbero se non avessero piu' libero accesso alle acque britanniche entro le 12 miglia marine dalla costa. Al momento, il 60% del pesce catturato in acque britanniche viene raccolto da pescherecci stranieri.
Johnson ha escluso inoltre che l'Irlanda del Nord possa godere di un regime transitorio dopo il 1° gennaio, in attesa dell'uscita definitiva dal mercato comune. "Il Regno Unito uscirà tutto insieme dall'Unione Europea", ha ribadito oggi il primo ministro. Poche ore prima il vicepresidente della Commissione, Maros Sefcovic, aveva fatto un appello perché vengano garantite la "pace e la prosperità nell'isola d'Irlanda", una questione di "fondamentale importanza". Il ritorno di una frontiera vera e propria, con controlli alla dogana, tra le due Irlande non avrebbe solo un duro impatto sull'economia dell'isola ma sarebbe una violazione degli accordi del Venerdì Santo che nel 1998 posero fine ai 'Troubles', trent'anni di sanguinosi scontri tra repubblicani cattolici e unionisti protestanti.
Brexit Un rischio gravissimo di cui è ben conscio il presidente eletto degli Stati Uniti, Joe Biden, il quale due mesi fa ha dichiarato che l'intesa di pace "non può diventare una vittima della Brexit". Biden, che ha origini irlandesi, aveva avvertito che qualsiasi nuovo accordo economico tra Usa e Regno Unito avrebbe dovuto dipendere dalla salvaguardia degli accordi del 'Good Friday'. Una sponda che, dopo il risultato delle presidenziali Usa, diventerà fondamentale per Bruxelles nei prossimi, difficilissimi giorni.