Sembrano lontani i tempi di “Borgen”, la serie Tv danese in cui, a sorpresa, una donna diventava primo ministro e lavorava dal suo ufficio al cosiddetto Borgen (castello, in italiano), ovvero il palazzo reale Christiansborg di Copenaghen. Da allora, una decina di anni fa, al Borgen di capi del governo donne ne sono arrivate due, entrambe socialdemocratiche e poco inclini a indossare pellicce di visone.
La prima, Helle Thorning-Schmidt, è rimasta in carica 3 anni e mezzo fino a metà 2015, ma ora la 43enne Mette Frederiksen, socialdemocratica anche lei, al potere dal giugno dell’anno scorso, è al centro delle polemiche nazionali per avere preso la decisione di fare abbattere l’intera popolazione di visoni del Paese (circa 17 milioni di animali), una delle principali voci dell’economia nazionale. Il motivo della “strage” è noto: nei piccoli animali da pelliccia si celava una versione “mutata” del Covid-19, pericolosa al punto da minacciare di vanificare l’efficacia dei vaccini perché rendeva più difficile la creazione di anticorpi.
L’abbattimento di milioni di visoni è in corso negli allevamenti danesi, ma sull’esecutivo di sinistra si è abbattuta una vera tempesta di critiche che hanno spinto il ministro dell’Agricoltura, Mogens Jensen, a dimettersi. La decisione del 4 novembre, hanno sostenuto i potenti esponenti di uno dei settori economici più importanti in Danimarca, è priva di fondamento giuridico e rovina migliaia di allevatori. L’export di pelli di visoni, soprattutto verso i mercati asiatici, fattura circa un miliardo di dollari all’anno, oltre 840 milioni di euro, una parte consistente delle esportazioni nazionali, e coinvolge un migliaio di imprese; circa 6 mila posti di lavoro sarebbero ora a rischio, secondo Kopenhagen Fur, la casa d’aste dove si svolge il mercato mondiale delle pelli.
L’allevamento di animali da pelliccia è oggetto da tempo in Europa di battaglie animaliste, e in alcuni Paesi è stato vietato. La Danimarca è il primo produttore mondiale; ma la produzione di visoni è già vietata in Regno Unito e Austria; in Germania è stata gradualmente eliminata e anche Belgio, Francia e Norvegia sono su quella via. Nei Paesi Bassi è stata presa una analoga decisione in collegamento con il Covid, perché anche in quel Paese si sono verificati casi negli allevamenti.
Sabato per le vie di Copenaghen hanno sfilato centinaia di trattori, molti con le bandiera nazionale, e così anche è successo nella seconda città danese, Aarhus. Nei giorni scorsi, era emerso che il governo non aveva le basi giuridiche per ordinare a tutti i produttori di abbattere i visoni, ma solo a quelli in cui si erano verificati dei casi di contagio o che si trovavano a breve distanza.
Il governo ha velocemente approvato una riforma che permetteva di procedere con l’abbattimento, sulla base dei riscontri scientifici, e con il divieto di allevare visoni fino al 2022. Ora verrà creata una commissione di inchiesta sull’accaduto, anche se difficilmente il primo ministro arriverà a dimettersi, secondo quanto riferisce la stampa locale. Per il momento si lavora ai risarcimenti da concedere agli allevatori, per una cifra complessiva che potrebbe superare le cifre ipotizzate inizialmente (2,800 milioni di corone, pari a 376 milioni di euro); ma intanto, le autorità sanitarie danesi hanno dichiarato che con ogni probabilità la versione “mutata” del Covid-19 è stata debellata .