AGI - A Kabul torna il terrore nel giorno degli incontri di Doha tra il segretario di Stato Usa, Mike Pompeo, la delegazione del governo afghano e i negoziatori talebani. Questa mattina un attacco missilistico sul centro della città ha causato almeno 8 morti e 31 feriti. Il lancio di 28 razzi Katiuscia sulla 'Zona Verde, dove si trovano le sedi del governo e le rappresentanze diplomatiche straniere, è stato rivendicato dall'Isis.
Dopo che Pompeo ha lasciato la capitale del Qatar per proseguire ad Abu Dhabi la sua missione diplomatica in Medio Oriente, non è giunta nessuna comunicazione in merito a una svolta nei negoziati di pace che stanno accompagnando il graduale disimpegno di Washington dall'Afghanistan, dove le truppe Usa sono presenti dal 2001. Ci sarebbero comunque segnali soddisfacenti. Abdullah Abdullah, presidente dell'Alto Consiglio per la Riconciliazione Nazionale dell'Afghanistan, ha dichiarato all'agenzia France Presse che il governo e i talebani sono "molto vicini" a superare lo stallo nelle trattative. "Speriamo di superare questa fase e passare alle questioni di sostanza", a partire dalla sicurezza, ha spiegato Abdullah durante una visita in Turchia.
Pompeo ha avuto incontri separati in un hotel di Doha con le autorità di Kabul e con i talebani. Il colloquio con i rappresentanti dei miliziani islamisti è durato oltre un'ora. "Sarei interessatissimo a conoscere il vostro pensiero su come possiamo aumentare la probabilità di un esito positivo" e' l'unica frase del segretario di Stato Usa, rivolta alla controparte afghana, che è filtrata dai colloqui. Prima di partire per gli Emirati, Pompeo ha inoltre visto il monarca qatariota, lo sceicco Tamim bin Hamad Al-Thani, e il suo ministro degli Esteri, Mohammed bin Abdulrahman Al-Thani.
All'inizio della settimana il Pentagono ha annunciato il ritiro di 2 mila soldati dall'Afghanistan, una decisione che porterà a 2.500 il numero di effettivi Usa nel Paese. L'accordo tra Usa e talebani prevede un ritiro totale a metà 2021. La necessità di porre termine a un'operazione militare ormai lunga 19 anni è uno dei rari punti su cui il presidente Usa uscente, Donald Trump, e il presidente eletto, Joe Biden, concordano. Diversi analisti dubitano però che Biden riuscirà a completare il ritiro l'anno prossimo.
Tutto dipende dall'evoluzione delle trattative tra i talebani e il governo, avviate a Doha lo scorso 12 settembre. I negoziati si erano incagliati presto sul ruolo dell'accordo con gli Usa in una pacificazione nazionale più ampia e sulla richiesta dei talebani di incentrare la giurisprudenza sulla scuola sunnita Hanafi, cosa che, secondo l'esecutivo, discriminerebbe la minoranza Hazara, nella quale prevalgono gli sciiti. I segnali di ottimismo che filtrano sono incoraggianti ma tutt'altro che sufficienti. Il ministro dell'Interno afghano in un primo momento aveva attribuito gli attacchi di oggi ai talebani. Pur avendo assalito più volte le forze di sicurezza nei mesi scorsi, gli integralisti avevano replicato, ancor prima della rivendicazione dell'Isis, che non sono soliti "sparare alla cieca su aree abitate". La diffidenza tra le due parti sembra pertanto ancora forte.