AGI - Nessun passo indietro di Polonia e Ungheria sul Recovery Fund e il bilancio pluriennale della Ue.
Come ampiamente atteso alla vigilia del vertice Ue, Budapest e Varsavia ribadiscono il loro ‘no’ alle condizionalità legate allo Stato di diritto e stoppano di fatto l’accordo sul pacchetto economico da 1.800 miliardi di euro che l’Europa ha messo in campo per fronteggiare la più grave recessione della storia causata dalla pandemia.
La cancelliera tedesca Angela Merkel ribadisce che la Ue "è obbligata a cercare una soluzione".
"E' un problema serio che dobbiamo risolvere, e ci lavoreremo duro e seriamente", dice al termine del summit in videoconferenza. Ma per il momento da Berlino non arriva un pressing forte su Polonia e Ungheria.
Durante la riunione, il tempo dedicato dai leader al Recovery e al Bilancio pluriennale che rischia di slittare a causa dei veti dei due Paesi di Visegrad, si è limitato a poco più di un quarto d’ora.
Secondo quanto si è appreso a Bruxelles, nel breve spazio in agenda dedicato al Recovery hanno preso la parola i soli Paesi più critici del meccanismo che bloccherebbe i fondi Ue a chi non rispetta l'indipendenza della magistratura e altri parametri di legalità della spesa pubblica.
L'ungherese Viktor Orban, il polacco Mateusz Morawiecki e lo sloveno Janez Jansa sono intervenuti dopo il presidente del Consiglio, Charles Michel e dopo l'introduzione di Angela Merkel, presidente di turno del Consiglio Ue, che ha fatto il punto dei negoziati in stallo sul pacchetto finanziario, per ribadire la loro posizione contraria all'accordo.
Michel aveva contattato le delegazioni nazionali prima della videoconferenza per accertarsi che il dibattito rimanesse "sotto controllo".
"Una riunione in videoconferenza non è il formato appropriato per discutere una questione così complicata", ha spiegato un alto funzionario Ue.
"Non si sta sottovalutando la gravità della situazione" e da parte delle istituzioni di Bruxelles c'è la volontà di "attuare quanto prima l'accordo di luglio", aggiunge la stessa fonte che però ricorda la necessità di "arrivare a un accordo" per mettere in atto le misure finanziarie concordate dai leader.
La Ue insomma, malgrado i richiami dello stesso Michel e di Ursula von der Leyen ad approvare al più presto il pacchetto (appello condiviso dalla stessa presidente della Bce, Christine Lagarde che oggi lo ha ribadito dinanzi al Parlamento) per il momento prende atto del veto di Visegrad ma non ha a portata di mano una soluzione. Il tema, per ora, è rinviato al Consiglio europeo di dicembre.