AGI - Era stata annunciata come la presentazione del "cammino verso la vittoria", ovvero delle nuove iniziative legali tese a dimostrare i brogli elettorali che avrebbero assegnato la vittoria a Joe Biden. L'ultima conferenza stampa della squadra di avvocati di Donald Trump ha rilanciato le accuse ai democratici, alzando anche i toni ed evocando cospirazioni, ma senza portare elementi di rilievo a sostegno dei ricorsi del presidente uscente.
Rudolph Giuliani, capo del team legale del magnate, ha snocciolato il contenuto di dichiarazioni giurate, in larga parte già citate in precedenza, che dimostrerebbero le frodi attuate dai democratici per "rubare le elezioni" a Trump.
Allo stesso tempo l'ex sindaco di New York ha messo le mani in avanti affermando che la maggior parte dei testimoni potrebbe non deporre in tribunale a causa delle intimidazioni subite dagli "scagnozzi" dei democratici, che in alcuni casi si sarebbero spinti fino alle minacce di morte.
La principale novità è forse il livello raggiunto dall'offensiva verbale di Giuliani, che in un primo momento ha puntato il dito direttamente su Biden, accusandolo di aver organizzato i brogli in anticipo, per poi fare marcia indietro, incalzato dalle domande dei giornalisti, ai quali ha rinfacciato di "censurare" la battaglia legale che sta conducendo.
"Un piano del partito democratico"
"Il 3 novembre si sono tutti svegliati e hanno avuto la stessa idea di mettere gli scrutatori repubblicani nelle tende e tenerli fuori durante lo scrutinio dei voti postali? Sono tutti venuti fuori in modo indipendente con questa idea? È davvero una coincidenza", ha detto Giuliani.
"E' possibile che abbiano avuto contemporaneamente la stessa idea a Pittsburgh, Philadelphia, Detroit, Milwaukee, Las Vegas e Phoenix? La conclusione logica - e un giudice concorderebbe con me - è che qualcuno avesse elaborato questo piano", ha detto ancora Giuliani, "la logica vuole che questo piano sia venuto dal partito democratico, sia venuto dal candidato, è evidente".
"Per questo Joe Biden ha sostenuto di avere la migliore squadra antifrode del Paese", ha aggiunto l'avvocato personale di Trump, "è stato tutto pianificato un anticipo". Poi, rispondendo alle domande dei cronisti, si è corretto: "Non so se Biden sia conscio o meno dei brogli, non so nemmeno quanto controllo abbia del partito".
Il salto di qualità è quindi nella denuncia di una "grande cospirazione nazionale", dopo che la maggior parte dei ricorsi giunti dal 'Gop' sono stati finora mirati a contestare la validità delle schede inoltrate per posta.
Giuliani ha affermato nuovamente che in Pennsylvania agli scrutatori repubblicani non è stato consentito di accedere ai seggi mentre venivano contati i voti postali, illeciti che sarebbero potuti accadere anche grazie alla complicità di "giudici amici".
Il legale di Trump ha parlato di dichiarazioni giurate secondo le quali in Michigan e Pennsylvania agli scrutatori era stato chiesto di assegnare schede anonime a elettori presi a caso, che poi si sarebbero recati alle urne scoprendo che a loro nome erano già state inoltrate schede.
Un'altra dichiarazione giurata, ha affermato Giuliani, sosterrebbe invece che in Michigan gli scrutatori avrebbero falsificato le date delle schede giunte in ritardo e non avrebbero chiesto i documenti agli elettori, violando la legge.
Secondo Giuliani in Wisconsin, dove il vantaggio di Biden è intorno ai 20 mila voti, le schede da annullare sarebbero circa 100 mila. Tutte accuse in parte già note. Giuliani ha annunciato che nuovi ricorsi potrebbero essere avviati in Arizona, New Mexico e Virginia ma non ha spiegato sulla base di quali prove.
In un confronto tesissimo con i giornalisti, insoddisfatti dalla mancanza di nuovi elementi e accusati più volte da Giuliani di mentire e di aver creato un clima intimidatorio con il loro "odio patologico" per il presidente, la consulente legale Jenna Ellis ha spiegato che la conferenza stampa sarebbe stata una semplice "dichiarazione introduttiva" e che le nuove prove sarebbero state depositate presto in tribunale.
"Ingerenze di Cina, Venezuela e Soros"
Un capitolo a parte merita la polemica su Dominion, società le cui macchine sono state utilizzate per il conteggio elettronico del voto e che, secondo i legali di Trump, sarebbe guidata da dirigenti di "estrema sinistra" che avrebbero utilizzato un software di Smartmatic, una compagnia accusata di essere contigua a Caracas, a Pechino e al finanziere George Soros.
Smartmatic fu fondata in Venezuela durante il governo di Hugo Chavez ed il suo presidente, Mark Malloch-Brown, fa parte del board di Open Society, la fondazione di Soros. Smartmatic e Dominion hanno però smentito qualsiasi legame passato e presente e hanno entrambe negato che la prima abbia venduto il software alla seconda.
Nondimeno la legale Sidney Powell ha affermato che Smartmatic avrebbe aperto una 'backdoor' nei sistemi di Dominion che avrebbe consentito ad agenti esterni di cancellare in tempo reale i voti a favore di Trump e di aggiungerne altri a favore di Biden. "Non cederemo, c'è stata una vittoria a valanga di Trump", ha aggiunto Powell, "c'è stata un'interferenza esterna di Cina e Venezuela e il software utilizzato è facilmente accessibile agli hacker".
"Soros è il principale finanziatore dei democratici, degli antifa e di Black Lives Matter. Che altro vi serve per fare il vostro lavoro?", ha tuonato Giuliani rivolto ai giornalisti, "non capisco perché l'Fbi non agisca, in realtà non so nemmeno bene che abbia fatto l'Fbi negli ultimi tre anni, non so, forse ci serve una nuova agenzia che ci protegga".