AGI - Il premier etiope, Abiy Ahmed, ha annunciato che l'operazione militare in corso nella regione del Tigrè, (nel nord del Paese) entrerà presto nella sua "fase finale": lo ha detto in un contesto di crescente pressione internazionale per arrivare alla fine del conflitto che preoccupa il Corno d'Africa e non solo.
Il 4 novembre scorso Abiy ha lanciato l'offensiva del suo esercito federale contro la regione dissidente dell'Etiopia, dopo mesi di tensioni con le autorità regionali del Fronte di liberazione dei popoli del Tigrè (Tplf) che vorrebbe .Da quasi due settimane, il governo compie raid aerei, l'ultimo dei quali ha colpito ieri il capoluogo regionale Mekele. Gli scontri hanno spinto oltre 25 mila persone a fuggire nel vicino Sudan.
Venerdì, Abiy aveva dichiarato che le forze del Tplf erano "in agonia" e aveva invitato i soldati a "ritirarsi" e "disertare" a favore dell'esercito federale nei prossimi due o tre giorni. "Il termine di tre giorni concesso alle forze regionali e alle milizie del Tigrè per arrendersi all'esercito federale è scaduto", ha scritto Abiy sul suo account Facebook. "Con la scadenza del termine, nei prossimi giorni verranno effettuate le operazioni definitive delle forze dell'ordine", ha aggiunto.
Intanto l'Onu lancia l'allarme di una "crisi umanitaria su vasta scala" che sta scoppiando al confine tra Sudan ed Etiopia, da cui migliaia di persone fuggono ogni giorno a causa dell'operazione militare in corso nel Tigrè. Secondo un portavoce dell'agenzia Onu per i rifugiati, dal 10 novembre 4 mila persone hanno attraversato il confine con il Sudan ogni giorno, per un totale finora di circa 27 mila rifugiati.
Il premier Abe, da parte sua, ha dichiarato che il suo Paese è pronto a "accogliere e reintegrare" le migliaia di rifugiati in fuga dal Tigrè. Ha promesso di consentire il sostegno umanitario da parte dei militari, ma non è chiaro come ciò possa avvenire con l'intensificazione degli scontri.