AGI - Il Jiangsu Suning ha conquistato lo scudetto cinese, battendo 2-1 il Guangzhou Evergrande allenato dal campione del mondo 2006 Fabio Cannavaro, e ha riacceso i riflettori sul gruppo guidato da Zhang Jindong, che controlla anche l’Inter. Quello della squadra da lui rilevata nel 2015 è stato il primo trionfo nella Super League, ottenuto battendo il team più blasonato della Cina.
Zhang è uno degli uomini più ricchi del Paese asiatico, al quarantesimo posto nell’ultima Hurun List, con un patrimonio stimato in quindici miliardi di dollari (12,69 miliardi di euro al cambio attuale) alle spalle dei giganti di internet, che nell’anno della pandemia hanno dominato la scena, grazie alle molte Ipo e alla crescita dei settori della new economy. Il loro primato appare, però, barcollante, con la proposta di linee guida antitrust emessa dal governo cinese, proprio diretta contro i giganti del fintech, accusati neppure troppo velatamente di concorrenza sleale e di lesioni ai diritti dei consumatori.
Primo a farne le spese è stato il colosso Ant Group. Il braccio fintech di Alibaba ha visto bloccata l’Ipo da 34,4 miliardi di dollari proprio a poche ore dal doppio debutto alle Borse di Shanghai e Hong Kong, per volontà dello stesso presidente, Xi Jinping, secondo molte conferme di persone al corrente della situazione. Xi si è adirato dopo un discorso del fondatore del gruppo, Jack Ma, apertamente critico sul sistema finanziario e sulle authorities di Pechino.
Suning, e il suo patron, Zhang Jindong, appaiono lontani dai riflettori: Suning.com non ha risentito del crollo dei giganti di internet (Alibaba, TenCent, Meituan e Jd) che hanno bruciato in due giorni 260 miliardi di dollari alla Borsa di Hong Kong, sui timori legati alle linee guida anti-trust, ma la vittoria in Super League del Jiangsu Suning non ha scosso gli investitori e il titolo ha chiuso oggi in lieve ribasso (-0,11%) alla Borsa di Shenzhen. Suning, intanto, ha fatto parlare di sé, recentemente, nei salotti della finanza cinese.
L’intreccio tra Suning ed Evergrande
Zhang ha aiutato il più grande - e indebitato - gruppo del real estate cinese, Evergrande, a evitare il cash crunch, a fine settembre, quando il colosso di Xu Jiayin (Hui Ka-yan, in cantonese) si era visto rinviare nuovamente il suo piano di riorganizzazione che comprendeva un accordo con Shenzhen Real Estate per il backdoor listing della sua unità Hengda.
Il gruppo di Shenzhen (Shenzhen Special Economic Zone Real Estate & Properties) ha citato la necessità di “ulteriori discussioni” prima di firmare un accordo, in fase di gestazione dal 2016, che ha definito “complicato” e “senza precedenti”. Sempre in quei giorni era circolata una lettera del gruppo alle autorità locali per favorire la rapida approvazione del piano di riorganizzazione, che Evergrande ha smentito di avere inviato. Il titolo è, però, crollato in Borsa e il gruppo rimane in condizioni finanziarie complicate: al 30 giugno scorso, secondo i dati più recenti, il debito di Evergrande era pari a 835,5 miliardi di yuan (106,94 miliardi di euro).
Le controversie e i ritardi sull’accordo per il livello di debito di Evergrande hanno generato molte speculazioni e, alla fine, domenica scorsa, il colosso di Xu Jiayin ha confermato il definitivo abbandono del piano, senza citare una motivazione. Sulla decisione, e più in generale sui grandi gruppi del real estate cinese, gravano, però, il rallentamento del settore immobiliare e i limiti imposti dalle autorità finanziarie per il contenimento del debito delle società e per evitare i rischi di shock finanziari, in un anno segnato dal crollo del prodotto interno lordo nel primo trimestre (-6,8%) a causa delle chiusure dovute alla pandemia.
Il patron del gruppo - uno dei pochi a scalzare Jack Ma dalla vetta degli uomini più ricchi della Cina in anni recenti - aveva fatto appello a un gruppo di investitori, tra cui Suning, per investire in Hengda, con la promessa di forti dividendi. Evergrande ha raccolto 130 miliardi di yuan (circa 16,65 miliardi di euro): nel caso in cui l’affare non si fosse materializzato, gli investimenti sarebbero stati ripagati entro marzo 2021. Dopo l’ennesimo rinvio del progetto, alcuni investitori hanno dato il loro assenso a non esercitare opzioni di riscatto delle quote versate, evitando la crisi di liquidità del gigante del real estate: tra questi compare anche il gruppo di Zhang Jindong, per i venti miliardi di yuan versati nell'operazione (equivalenti a 2,56 miliardi di euro).
Il valore dei bond emessi da Sunging Appliance Group è, però, crollato prima del no deal tra Evergrande e Shenzhen Real Estate, destando perplessità tra gli analisti finanziari, in vista della maturazione delle obbligazioni a fine 2021 per un ammontare complessivo di 4,3 miliardi di dollari (3,63 miliardi di euro). “Come farà Suning a ripagare il suo debito, dato che non riacquisirà i suoi investimenti in Evergrande?”, è la domanda che si pone Deng Hao, Ceo di Beijing Gec Asset Management, citato dall’agenzia Bloomberg. Una prima risposta è arrivata, implicitamente, nei giorni scorsi, in occasione del Single’s Day, il Black Friday cinese su volumi incomparabilmente più alti di quelli della festa dello shopping Usa. Alcune piattaforme di e-commerce hanno deciso di unirsi ai grandi gruppi immobiliari per vendere case a prezzi scontati, con una mossa che avrebbe fatto rifiatare i giganti del real estate alle prese con le limitazioni finanziarie imposte dalla banca centrale. La stessa piattaforma e-commerce di Suning ha annunciato partnership con oltre cento costruttori e l’offerta on line di circa cinquecento case messe in vendita con sconti tra il 30% e il 50%.