AGI - I parlamentari pro-democrazia di Hong Kong hanno minacciato dimissioni di massa nel caso in cui Pechino decidesse nuove destituzioni nei confronti degli esponenti dello schieramento di opposizione all'amministrazione guidata da Carrie Lam. Lo hanno annunciato diciannove di loro, sulla possibilità che il Comitato Permanente dell'Assemblea Nazionale del Popolo, il vertice dell'organo legislativo del parlamento cinese, stia pensando di squalificare quattro parlamentari (Alvin Yeung, Dennis Kwok, Kwok Ka-ki e Kenneth Leung) accusandoli di ostruzionismo e di avere violato il giuramento prestato nell'assumere l'incarico parlamentare.
"Il partito comunista è in collera con i parlamentari pro-democratici per aver adempiuto ai loro doveri", ha dichiarato il rappresentante del gruppo, Wu Chi-wai, citato dall'emittente locale Rthk. "È completamente ridicolo. Dimostra che sono spietati e che non rispettano la Basic Law", la legge che regola il rapporto tra Hong Kong e Pechino dopo il ritorno alla Cina dell'ex colonia britannica, e di qui la decisione di "dimissioni di massa se il governo centrale andrà avanti con le squalifiche".
I quattro parlamentari erano tra i dodici che a fine luglio scorso erano stati esclusi dalla competizione elettorale per il rinnovo del Consiglio Legislativo, il parlamento della città: le elezioni erano previste per settembre scorso, ma sono state rinviate di un anno per il contenimento della pandemia di Covid-19.
L'annuncio dei parlamentari pro-democrazia giunge alla vigilia della riunione di due giorni del vertice dell'Anp, che potrebbe decidere sulla squalifica dei quattro parlamentari nel mirino di Pechino: il caso dei quattro sarebbe stato inserito nell'agenda dei lavori, anche se non confermato ufficialmente da Tam Yiu-chung, l'unico delegato di Hong Kong al Comitato Permanente dell'Assemblea Nazionale del Popolo, citato dal South China Morning Post. Lo stesso Tam aveva espresso la propria opposizione a lasciare che i quattro continuassero a sedere in aula.
La settimana scorsa, alcuni esponenti dei gruppi parlamentari pro-Pechino avevano chiesto la rimozione dei quattro parlamentari pro-democratici e alcuni avevano persino chiesto indagini sulla base della legge sulla sicurezza nazionale a Hong Kong, imposta da Pechino a fine giugno scorso e fortemente criticata all'estero, per i rallentamenti al lavoro parlamentare.