AGI - La vittoria di Joe Biden alle presidenziali Usa non è una gran notizia per il premier israeliano, Benjamin Netanyahu, che ha avuto in Donald Trump un alleato di ferro, ma anche il suo successore è considerato "un grande amico di Israele" e potrebbe favorire la ripresa del dialogo tra palestinesi e Casa Bianca, interrotto dopo il riconoscimento da parte di Washington di Gerusalemme come capitale d'Israele.
L'asse con Trump
Non è passato inosservato il "ritardo", sottolineato dai media israeliani, con cui Netanyahu si è congratulato con Biden e la vice, Kamala Harris. "Joe", ha twittato rivolgendosi direttamente al vincitore, "abbiamo avuto per quasi 40 anni un rapporto personale lungo e caloroso e so che sei un grande amico di Israele". "Non vedo l'ora di lavorare con voi, per rafforzare ulteriormente la speciale alleanza tra gli Stati Uniti e Israele", ha aggiunto Netanyahu, che ha però subito rivolto un pensiero anche a Trump, definito in passato come "il piu' forte alleato" alla Casa Bianca. "Grazie per l'amicizia che hai dimostrato allo Stato di Israele e a me personalmente", ha twittato Netanyahu, "per aver riconosciuto Gerusalemme e il Golan, per aver fatto fronte all'Iran, per gli storici Accordi di pace e per aver portato l'alleanza israelo-americana a livelli senza precedenti".
La speranza dei palestinesi
Pur non avendo mai lasciato intendere che le politiche Usa in Medio Oriente cambieranno una volta insediatosi alla Casa Bianca e avendo comunque una tradizione di buoni rapporti con Israele, Biden ha acceso le speranze dei palestinesi. Il leader dell'Autorità palestinese, Abu Mazen, ha auspicato di poter "lavorare con l'amministrazione del presidente eletto per rafforzare le relazioni palestinesi-americane e per ottenere libertà, indipendenza, giustizia e dignità per il popolo palestinese e pace, stabilità e sicurezza per tutta la nostra regione e il mondo". Sperando nella discontinuità, Hamas - che controlla la Striscia di Gaza - ha lanciato un appello a Biden perché "corregga le ingiuste politiche americane che hanno reso gli Stati Uniti complici d'ingiustizia e di aggressione", come ha detto il leader Ismael Haniyeh.
C'è chi tra gli analisti prevede che nel tentativo di invertire le più controverse politiche del predecessore, il 46esimo presidente americano potrebbe prendere posizione contro gli insediamenti israeliani in Cisgiordania, che in passato ha definito come un ostacolo alla pace. Secondo l'ex ambasciatore israeliano negli Stati Uniti, Michael Oren, Biden "molto probabilmente" punterà a riportare in vita l'accordo sul nucleare iraniano, firmato nel 2015 e da cui l'amministrazione Trump è uscita in modo unilaterale, riattivando le sanzioni contro Teheran.
Un tentativo di riprendere il dialogo con la Repubblica islamica potrebbe avere effetti anche sugli accordi per la normalizzazione dei rapporti tra Israele e Stati arabi come Bahrein ed Emirati Arabi Uniti, raggiunti con la mediazione di Washington. Si tratta di Stati a maggioranza sunnita, che insieme all'Arabia Saudita - anche questa stretta alleata dell'uscente amministrazione - sono feroci rivali dell'Iran sciita. "La prossima amministrazione Usa deve sfruttare l'opportunità di rimediare ai passati errori", ha ammonito il presidente iraniano Hassan Rohani, tendendo la mano: "L'Iran favorisce l'interazione costruttiva con il mondo".