AGI - "Vinceremo questa gara con una chiara maggioranza". Joe Biden non ha fatto un discorso del trionfo, anzi ha precisato "per ora non dichiaro formalmente la vittoria", ma ha in tasca la presidenza e fa un doppio esercizio: il primo è la prudenza necessaria in una fase di delicata transizione; il secondo è quello di marcare comunque il territorio dem, la conquista della Casa Bianca, ma senza offrire a Trump argomenti per alimentare la battaglia.
L'ex vice presidente è fiducioso sul verdetto della Pennsylvania, dell'Arizona e del Nevada. "Siamo avversari e non nemici", ha rimarcato, dichiarandosi pronto a servire tutti come presidente, anche quelli che non lo hanno votato.
Nessun "Celebration Day", dunque, Joe Biden fa slittare la sua dichiarazione della vittoria in prime time, ha scelto la linea della prudenza. Troppe partite aperte tutte insieme:
1. Il conteggio negli Stati non è finito, il candidato dem è in chiaro vantaggio (nello Stato chiave della Pennsylvania alle ore 04:00 ha 27 mila voti in più), ma ci sono in ballo centinaia di migliaia di schede e molte decisioni di stop and go hanno già rallentato lo scrutinio del voto.
2. Donald Trump sta premendo sull'acceleratore dei ricorsi giudiziari, "andiamo avanti" è il messaggio del Team Trump, il presidente non lascerà nulla di intentato. E poi non bisogna sottovalutare le mosse delle corti federali, stasera Samuel Alito, giudice della Corte Suprema, ha ordinato alla Pennsylvania di dividere e contare in sede separata le schede giunte ai seggi dopo la data del 3 novembre.
3. La vittoria di Biden in ogni caso non sarà un'affermazione netta, arriverà dopo giorni di pesanti contrasti e sospetti, con il paese spaccato, una vittoria colta grazie al voto per corrispondenza, cioè il fattore che Trump fin dall'estate aveva indicato come fonte di brogli. Biden sa bene che un presidente in pectore ora deve essere molto prudente e legittimato il più possibile dai dati, dal consenso, da numeri solidi.
Per queste ragioni Biden oggi è rimasto in silenzio, in attesa della tarda serata e di una dichiarazione ferma ma non trionfale né definitiva. Ha scelto la linea del "wait and see", aspetta e vedi, l'obiettivo è non offrire il fianco a Trump. La Casa Bianca può attendere. La filosofia è stata ben espressa da Michael Moore: "Questa mattina mi sono svegliato come la mattina di Natale e Santa Claus mi ha lasciato il miglior regalo di sempre: Trump rimosso! Ma sul pacco c'è scritto "non aprire prima di 270".
L'altra battaglia è quella del Senato, la maggioranza nella scorsa legislatura era di 53 a 47 per i repubblicani. Ora un terzo dei seggi in questa elezione era per aria, il conto parziale mentre scriviamo è di 30 pari, nessuno ha guadagnato, nessuno ha perso, dunque per ora la maggioranza resta ai repubblicani.
Ma nel giro di pochi mesi, arriveranno tre ballottaggi che possono dare ai dem i numeri per fare il ribaltone. L'epicentro è la Georgia - dove potrebbe esserci un riconteggio - con due sfide, quella tra il democratico John Ossoff e il repubblicano David Perdue, e quella tra la candidata Gop Kelly Loeffler e il dem Raphael Warnoch.
Il terzo scontro è in North Carolina dove il senatore repubblicano Thom Tillis ha un leggero vantaggio sul democratico Cal Cunningham. Tre seggi che vanno tutti nella stessa direzione dem? Possibile, in quel caso il conto andrebbe a quota 50 pari e a decidere sulla maggioranza del Senato sarebbe Kamala Harris che, in quanto numero 2 della Casa Bianca, assume la presidenza della Camera Alta. Non è così facile ovviamente, la Georgia non ha un senatore democratico dal 2005 e, figuriamoci, non manda due senatori a Washington dal 1993, un liscio lungo 27 anni.
E la pandemia? Biden ha fatto una battuta rapida: "Dal primo giorno attuerò il mio piano contro il Covid". Non ha specificato come, sarà questo il suo primo banco di prova. Il coronavirus ha rafforzato la sua candidatura, ma senza una risposta bilanciata può indebolire subito la sua presidenza.