AGI - La notizia non la farà Biden, ma Trump. Se vince, sarà il caso del presidente contro tutti che ha battuto (ancora una volta) tutte le previsioni; se perde, sarà il caso del presidente uscente che va a casa dopo aver perso contro un candidato invisibile, il coronavirus. Joe Biden? Ha fatto la campagna non facendo la campagna, ha affidato tutto alla maxi-spesa pubblicitaria sulla televisione e su internet, i suoi strateghi lo hanno tenuto lontano dalle gaffe, quando parla lo fa praticamente di fronte a nessuno, il resto è affidato al Covid. Senza il virus, i dem avrebbero perso, sul taccuino del cronista resta appesa per ora la domanda: basterà a vincere? I sondaggi sono inequivocabili: Biden sarà il presidente. A quattro giorni dal voto il verdetto è già emesso, pronto all'impaginazione trionfale di Cnn e New York Times, strillato sui social in anticipo. Avanzare un dubbio, consigliare giusto un po' di prudenza, non si sa mai, sapete, c'è il precedente del 2016, fa scattare l'accusa di intelligenza con il nemico. In attesa della certa vittoria di Biden, c'è qualche elemento di realtà da tenere in considerazione, perché ai cronisti hanno insegnato che la realtà è quello che si vede e in qualche modo va messo nero su bianco.
La spinta del Pil
Accanto ai numeri virtuali dei sondaggi, ci sono altri numeri da compulsare, non sono previsioni, ma la fatica e il sudore, il lavoro degli uomini e delle donne di questo paese, l'impresa senza fine della prima economia del mondo. Donald Trump aspettava da giorni il numero del prodotto interno lordo nel terzo trimestre, ieri è arrivato, un + 33,1% che batte le stime degli analisti e conferma quanto l'economia di questo paese sia flessibile e potente. Siamo lontani dall'allineamento con i dati della fine del 2019, il Pil è ancora 3,5 punti sotto, ma la crescita è un fatto che dà a Trump un argomento da giocare nello sprint finale della campagna. Non a caso Biden ha detto che quello dell'economia resta un "buco profondo", che del balzo della crescita non c'è percezione nell'uomo della strada, che ne hanno beneficiato "coloro che stanno in alto", che "la povertà è aumentata", che "la disoccupazione tra gli afro-americani e i latinos è a doppia cifra". Il climax della campagna dem non può cambiare, fin dall'inizio era tutto sintonizzato sulle onde radio della Dark America, un paese piombato nell'oscurità trumpiana, dunque per gli avversari di Trump anche un +33,1% è un numero da tenere nell'ombra più gelida che mai.
Ci ha pensato Trump a far salire la temperatura, il dato del Pil è "il più grande evento del business negli ultimi 50 anni. Anche il 12% mi sarebbe andato bene, così non me lo sarei mai immaginato. Questa esplosiva crescita è superiore quattro volte alle previsioni degli esperti" e naturalmente attenti a Biden che "vuole dei punitivi lockdown" che conducono alla "depressione economica". Due mondi, due visioni, due strategie, due campagne elettorali. Non ci sono sfumature, tutto è visibile.
Solo un punto è meno netto di quanto appaia nelle prime schermate del videogame di America 2020, perché nessuno qui - neppure i democratici - ha intenzione di andare di nuovo in lockdown, siamo negli Stati Uniti, la privazione della libertà è un fatto impossibile. Biden ha smesso di pronunciare la parola, "lockdown", sguscia dal problema al punto che nei comizi ha smesso perfino di indossare la mascherina mentre parla, cosa che invece prima portava come se fosse la stella dello sceriffo a Tombstone. Ieri a Tampa Biden l'ha ripetuto, sa che questo è un punto delicato che potrebbe riservargli l'amara sorpresa e allora è meglio insistere: "Io non voglio chiudere il Paese, non voglio chiudere l'economia, io voglio 'chiudere' il virus. Donald Trump ha distrutto l'economia come ha distrutto tutto quello che ha avuto. Vi garantisco che nessuno sotto i 400 mila dollari l'anno pagherà un solo penny di tasse". Fa un fritto misto di argomenti, ma il messaggio è quello, non chiuderò il paese. Biden dovrebbe fare una telefonata a Bill De Blasio, sindaco di New York, e pregarlo di tacere per qualche giorno. Perché?
La freccia del lockdown e della depressione
Lockdown e depressione economica, la freccia che Trump utilizza contro Biden. Il presidente rovescia addosso all'avversario quanto hanno fatto le amministrazioni democratiche, soprattutto quella di New York dove il sindaco Bill De Blasio interpreta la parte dell'ultimo giapponese e parla di nuovo a ruota libera di chiusure, pur avendo subito le contestazioni dei circoli democratici che considerano la sua gestione un fallimento. "La crescita è preoccupante - dice De Blasio - non possiamo permettere che i numeri crescano ancora. Le aree sensibili sembrano essere bar, ristoranti e night club. Vedremo come intervenire".
È la collisione tra i due mondi. E il botto arriva da Tampa, in Florida, dove Trump la mette giù così: ""Francia e Germania non stanno andando bene. Noi vogliamo il loro bene, ma stanno chiudendo. Noi non chiuderemo". Da una parte c'è chi fa i lockdown, dall'altra c'è chi pensa che provochino una crisi economica più letale del virus. Chi vince, imporrà il modello, la strategia anti-coronavirus. Chiusura o convivenza. E un bel giorno, il vaccino chiuderà questa storia.
Le speranze di un vaccino
Il vaccino per molti doveva essere "l'october surprise", le sorprese non sono mancate (incredibili, a cominciare da un presidente che viene colpito dal coronavirus e nel giro di un fine settimana esce dall'ospedale e torna alla campagna presidenziale, potenza del Regeneron), ma per la cura occorre un po' più tempo, forse non tantissimo, visto che Anthony Fauci ha di nuovo fissato sul calendario tra dicembre e gennaio il periodo di somministrazione del vaccino tra i soggetti ad alto rischio e Moderna, l'azienda biotech americana che si è già assicurata 1,1 miliardi di dollari di depositi dai governi interessati all'antidoto mRna-1273, venderà il vaccino a un costo "inferiore al valore di mercato" (tra i 32 e 37 dollari a dose) e si prepara per il lancio globale. "Il primo esame preliminare dei risultati dei test dovrebbe avvenire, si spera, nelle prossime settimane", ha chiosato Fauci a proposito del lavoro di Moderna e di Pfizer, le aziende americane che sono più avanti con la ricerca e sperimentazione. In attesa dei miracoli della scienza, sta per arrivare il momento per la visione di quelli della politica.
I candidati hanno fatto campagna in Florida, la Casa Bianca è un posto al Sole. La caccia ai 29 grandi elettori del Sunshine State si gioca sui desideri, le speranze, le aspirazioni del patchwork delle etnie e in Florida non si vince senza il voto dei latinos. Ecco perché sia Biden che Trump hanno fatto il loro appello alla comunità ispanica che vale 3.1 milioni di votanti in Florida, il terzo Stato per popolazione di latinos (in California sono 7,9 milioni e in Texas 5.6 milioni, dati di Pew Research). Chi farà la ola?
Gli Stati decisivi
Vincere in Florida, mantenere gli Stati della Sunshine Belt e impedire a Biden di ricostruire il "muro blu" nella cintura del Midwest, la Rust Belt della manifattura, dell'agricoltura, dell'energia. Il passaggio da Miami a Filadelfia è un attimo in questo gioco del potere. A Philly abbondano i disordini, i saccheggi, la protesta contro la polizia è all'ordine del giorno, i dem si difendono dalle accuse di tollerare la violenza, qui la partita sarà durissima. Da una parte la tradizione del voto progressista, dall'altra Trump e la difesa della produzione, dell'industria del petrolio, quella transizione dagli idrocarburi e fine del fracking evocata da Biden, a Trump non è sembrato vero, ci è saltato sopra con ferocia, togliendo il sonno agli strateghi democratici.
Numeri, dati, sensazioni. Nella curva di Real Clear Politics per la prima volta (il 27 ottobre) Trump in Florida ha superato Biden (+0,4%) e il vantaggio del candidato dem nella media è di soli 1,4 punti, la corsa sembra destinata a diventare un testa a testa. In Pennsylvania, sempre nella media di RCP, Biden è in vantaggio di 4,3 punti, sfida dunque aperta. Qui non saranno spogliati subito i voti espressi per corrispondenza e questo sarà molto probabilmente il vero buco nero dell'Election Night. Il risultato del voto in Pennsylvania rischia di diventare una contesa legale che finirà fino alla Corte Suprema. Senza una landslide victory, una vittoria a valanga di uno dei due candidati (e tutto è possibile, anche questo scenario), il titolo "Florida 2000" è un pezzo di sceneggiatura possibile. Nel 2000 il Sunshine State diede la presidenza a Bush jr., ma solo il 12 dicembre, dopo la pronuncia della Corte Suprema. Lo scenario si ripeterà nel 2020? È la domanda che cresce sempre più a 4 giorni dal voto. D'altronde, Trump lo ha ribadito ieri via Twitter: "Un'estensione di 3 giorni per la Pennsylvania è un disastro per la nostra nazione e per la stessa Pennsylvania. I Democratici stanno cercando di rubare questa elezione. Dobbiamo uscire e VOTARE in numero ancora maggiore. La Grande Onda Rossa sta arrivando!!!".
I voti anticipati
Onda rossa o onda blu? Questo è il dilemma. I dati del voto anticipato sono da record, secondo Election Project dell'Università della Florida, oltre 80 milioni di americani hanno già votato (80,721,858), tra questi, 28,321,806 lo hanno fatto andando al seggio e 52,400,052 per posta. Sono numeri mai visti prima, il dato è pari al 58.6% del totale dei votanti del 2016. Il Texas si conferma al primo posto per affluenza con l''early voting' con 8,525,424 schede depositate pari al 95% del totale del 2016. Tradizionalmente considerato una roccaforte del partito repubblicano, lo Stato della stella solitaria viene dato in bilico in alcuni sondaggi. Sarebbe un ribaltone clamoroso e segnerebbe la sconfitta di Trump.
L'onda rossa, il no ai lockdown e il rimbalzo record del Pil. Trump in Florida ha usato tutto il suo arsenale. Biden ha continuato a fare la sua campagna di mantenimento del vantaggio, ha giocato sull'elemento della responsabilità, cercato di trasmettere la sensazione di essere rassicurante. Con una figura altamente infiammabile come Trump, è un messaggio necessario che potrebbe perfino funzionare. Per The Donald i sondaggi sono un calvario, lui continua a mostrarsi tranquillo, cavalca il racconto della vittoria, fa sapere di aver già pronti i festeggiamenti alla Casa Bianca per l'Election Night. Quella del 3 novembre sarà una lunga notte, non sarà come per Rossella O' Hara in Via col vento. No, quel giorno, domani non sarà un altro giorno.