AGI - La reazione del presidente turco Recep Tayyip Erdogan alla sua immagine "dissacratoria" sulla copertina di Charlie Hebdo non si è fatta attendere. Nel giorno in cui il settimanale satirico piu' famoso del mondo è in edicola con una caricatura di Erdogan in mutande, da Ankara esplode la rabbia del leader, che definisce i responsabili della rivista "canaglie" mentre i suoi legali sporgono querela e la Procura della capitale turca apre un fascicolo di inchiesta. E adesso la Francia punta ad azioni Ue, possibilmente sanzioni; intanto il delegato interministeriale francese per la lotta al razzismo (Dilcrah) ha denunciato alla giustizia il tweet del sottosegretario turco alla Cultura che aveva definito "bastardi" i giornalisti di Charlie Hebdo.
La rivista satirica francese ha pubblicato martedì sera sui social la prima pagina del suo ultimo numero: una caricatura di Erdogan in canottiera e mutande, birra in mano, che solleva l'abito di una donna velata a cui mette in mostra le natiche, gridando: "Ouuuh! Il profeta". Questa rappresentazione poco lusinghiera del leader turco ha suscitato l'ira di Ankara. "Non ho bisogno di dire nulla sulle canaglie che hanno insultato il mio amato profeta. Sappiamo che l'obiettivo non siamo noi personalmente, ma i valori che difendiamo. La mia rabbia è che la rivista sia fonte di mancanza di rispetto per il nostro Profeta", ha detto Erdogan parlando alla nazione in un discorso televisivo. Il capo della comunicazione della presidenza, Fahrettin Altun, subito dopo l'apertura dell'indagine ha confermato che ci saranno "ripercussioni legali e diplomatiche" della vicenda. "Le pubblicazioni di Charlie Hebdo non fanno altro che fomentare un sentimento anti-turco e anti-Islam purtroppo vivo in Europa e per questo tali scandalose caricature devono essere condannate con forza", ha aggiunto Altun in un comunicato.
"Se rimanessimo in silenzio sugli attacchi contro la nostra religione e il nostro profeta saremmo dei morti", ha proseguito Erdogan. "Reagire agli attacchi contro il nostro profeta è per me una questione di onore" mentre anche "in Germania sono state compromesse la fede e l'identità di milioni di turchi", ha sottolineato, accusando l'Europa di" tornare alle crociate contro l'Islam". "Stiamo attraversando un periodo in cui l'Islam e l'islamofobia e la mancanza di rispetto per il Profeta si sono diffusi come il cancro, soprattutto tra i governanti in Europa. Ho sentito che la rivista, che pubblica vignette brutte e immorali in Francia, mi prende di mira con un fumetto. Non ho guardato il fumetto perché lo considero crudele anche per la reputazione", ha aggiunto.
La provocazione di Charlie Hebdo e la reazione del leader turco giungono al culmine di quello che è forse il peggior momento nella storia delle relazioni franco-turche. L'escalation si è intensificata dopo l'assassinio, il 16 ottobre, del professore di storia francese Samuel Paty, decapitato da un islamista ceceno a Conflans-Sainte-Honorine (fuori Parigi) dieci giorni dopo aver mostrato le vignette del profeta durante una lezione sulla libertà di espressione. A innescare lo scontro è stata la reazione di Erdogan alle parole di Macron sul "separatismo" di parte della comunità islamica, parole che, secondo il presidente turco, dimostrano che l'inquilino dell'Eliseo ha bisogno di "perizie psichiatriche". Macron ha accusato Erdogan di "eccesso e maleducazione" e ha richiamato l'ambasciatore ad Ankara. La Turchia non intende invece fare altrettanto: secondo il ministro degli Esteri turco, Mevlut Cavusoglu, richiamare l'ambasciatore a Parigi sarebbe un passo "assolutamente non necessario".