AGI - "A questo punto, solo un miracolo potrebbe salvarci. Noi siamo guerrieri, arrendersi è davvero dura". Astor Place Hairstylists, l'iconico negozio di barbiere dell'East Village sud di Manhattan, chiuderà definitivamente entro il giorno del Ringraziamento. La crisi economica seguita al lockdown ha lasciato il segno anche per loro, e la ripresa e' stata troppo debole per permettere di affrontare le spese di tutti i giorni, a partire dall'affitto.
Aperto da 75 anni, Astor Place non è solo un posto dove tagliarsi i capelli, e' lo storico crocevia di etnie e lingue, come avverte il cartello sopra l'ingresso: "Parliamo italiano, russo, greco, spagnolo, francese, polacco, uzbeko, farsi, marocchino, portoghese, bengali, rumeno e un po' d'inglese".
Sulle sue poltrone si sono seduti Robert De Niro, Kevin Bacon e il sindaco Bill de Blasio. Uno dei soci, Michael Saviello, passava la pausa pranzo chiuso in un ripostiglio a dipingere ritratti pop finché non è finito sul New York Times per la sua personale in una galleria a Chelsea, nel Lower West Side.
Nicholas Heller, il "non ufficiale talent scout di New York" come si autodefinisce su Instagram sotto il nome di "newyorknico", sta cercando da giorni di spingere i newyorchesi ad aiutare Astor Place in ogni modo: un'offerta, un taglio di capelli, una raccolta fondi. "Siamo commossi da tanta generosità, ma davvero non riusciamo più a far fronte alle spese", ha detto uno dei soci, Paul Vezza, alla Abc. "Ma non spariremo mai del tutto. Sono sicuro che torneremo, magari reincarnati sotto un'altra forma".