AGI - Mondo islamico e Francia sono ai ferri corti. L'insistenza del presidente francese, Emmanuel Macron, nel difendere la libertà di pubblicare le vignette contro il profeta Maometto non è stata gradita. E lo scontro ora sta assumendo una portata globale. Non si tratta più solo degli insulti del presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, che anche oggi ha suggerito a Macron "di esaminare la propria salute mentale" ma il malumore si è esteso, superando il Medio Oriente e toccando l'Asia da dove si è unito alle critiche anche il premier pakistano, Imran Khan.
A preoccupare la diplomazia francese, in particolare, è la campagna di boicottaggio che comincia a prendere piede, a partire dal Golfo dove i prodotti "Made in France" potrebbero subire un pesante colpo. Da Parigi hanno invitato a "cessare gli appelli a questa campagna favorita da una minoranza radicale".
Il dossier è diventato abbastanza pressante da fare intervenire Macron di persona con un tweet scritto in francese, inglese e arabo, nel tentativo di raggiungere tutti. Nel cinguettio apre al dialogo "razionale" ma riafferma la posizione orgogliosa della Francia "che non torna indietro".
"Non torniamo indietro, mai. Rispettiamo tutte le differenze in uno spirito di pace. Non accettiamo l'incitamento all'odio e difendiamo il dibattito ragionevole. Saremo sempre dalla parte della dignità umana e dei valori universali", ha scritto il capo dell'Eliseo.
لا شيئ يجعلنا نتراجع، أبداً.
— Emmanuel Macron (@EmmanuelMacron) October 25, 2020
نحترم كل أوجه الاختلاف بروح السلام. لا نقبل أبداً خطاب الحقد وندافع عن النقاش العقلاني. سنقف دوماً إلى جانب كرامة الإنسان والقيم العالمية.
"Gli appelli al boicottaggio sono inutili e devono cessare immediatamente, così come tutti gli attacchi diretti contro il nostro Paese, strumentalizzati da una minoranza radicale", ha detto invece in un comunicato il ministero degli Esteri che ieri ha richiamato l'ambasciatore francese in Turchia dopo gli insulti di Erdogan. Per la diplomazia parigina le affermazioni di Macron, che hanno innescato la protesta di mezzo mondo, sono state "strumentalizzate".
Il disegno di legge e le dichiarazioni del presidente mirano solo a "combattere l'islamismo radicale, e a farlo con i musulmani in Francia, che sono parte integrante della società, della storia e della Repubblica francese", hanno precisato dal Quai d'Orsay.
Ma il danno sembra ormai fatto. E lo confermano le parole, sempre su Twitter, del premier pakistano Imran Khan. "Il presidente Macron avrebbe potuto puntare alla pacificazione e negare spazio agli estremisti piuttosto che creare ulteriore polarizzazione ed emarginazione che inevitabilmente portano alla radicalizzazione. è un peccato che abbia scelto di incoraggiare l'islamofobia attaccando l'Islam piuttosto che i terroristi che praticano la violenza, siano essi musulmani, suprematisti bianchi o ideologi nazisti", ha scritto il primo ministro pakistano.
Prime Minister @ImranKhanPTI's statement denouncing the Islamophobic comments of French President Emmanuel Macron. pic.twitter.com/g51BE3YqpV
— Prime Minister's Office, Pakistan (@PakPMO) October 25, 2020
L'indignazione del mondo islamico non ha risparmiato il Nordafrica. In Libia, dove le dichiarazioni di Macron sono state definite sui social "provocatorie", è stata organizzata una manifestazione in piazza dei Martiri, nel centro di Tripoli. Nella località tunisina di El Kamour, alle porte del Sahara, una marcia anti-francese ha riunito poche decine di persone, secondo le immagini diffuse da un collettivo locale.
Sempre nel Maghreb, il leader del partito islamista algerino Fronte della Giustizia e dello sviluppo, Abdallah Djaballah, ha chiesto il boicottaggio dei prodotti francesi e ha chiesto la convocazione dell'ambasciatore francese. E in Medio Oriente, già ieri sera circa duecento persone si sono radunate davanti alla residenza dell'ambasciatore francese in Israele.
Nella Striscia di Gaza i manifestanti hanno bruciato le foto di Macron. Un richiamo simbolico al boicottaggio è arrivato anche a Bab al-Hawa, un valico di frontiera nel nord-ovest della Siria, in mano ai ribelli e dove arrivano pochi prodotti francesi. Sono state organizzate manifestazioni "in varie regioni al di fuori del controllo del regime" di Damasco.
Nella vicina Giordania, il ministro degli Affari islamici, Mohammed al-Khalayleh, ha affermato che "offendere" i profeti "non è una questione di libertà personale ma un crimine che incoraggia la violenza". In Libano, la manifestazione in programma domenica davanti all'ambasciata francese non ha attratto - come il giorno prima - nessuno tranne decine di soldati e forze antisommossa.
Il potente movimento sciita Hezbollah ha condannato "con forza l'insulto deliberato" rivolto al profeta, esprimendo in un comunicato il proprio "rifiuto della persistente posizione francese consistente nell'incoraggiare questo pericoloso affronto". In Kuwait, il ministro degli Affari esteri, lo sceicco Ahmed Nasser al-Mohammed al-Sabah "ha incontrato" l'ambasciatore francese Anne-Claire Legendre.