AGI - Il decesso dei pazienti negli Stati Uniti ha provocato un costo di circa 2,5 milioni di anni di potenziale vita umana. Il calcolo è il risultato di uno studio, pubblicato sul sito di pre-print medRxiv, condotto dagli esperti dell'Università di Harvard.
La cifra è stata ottenuta sul numero di anni che gli americani morti per Covid-19 avrebbero vissuto se avessero raggiunto la loro aspettativa di vita media. "I nostri risultati - sostiene Stephen Elledge, docente presso il Dipartimento di Genetica della Harvard Medical School - dimostrano che dall'inizio del 2020, la pandemia ha causato la perdita di 2,5 milioni di anni di potenziali vite. Sono più di 222mila gli americani deceduti per coronavirus, che rappresentano il 20 per cento delle morti a livello mondiale, che ammontano a circa 1,1 milioni".
L'autore aggiunge che molti ritengono Covid-19 un pericolo moderato perché l'80 per cento degli statunitensi non sopravvissuti aveva superato i 65 anni. "Sfortunatamente - osserva lo scienziato - esistono livelli significativi di incomprensione sulla gravità della malattia e sulla sua letalità. Il virus ha un impatto sproporzionato sulle popolazioni anziane, ma anche i più giovani corrono un rischio moderato".
Le valutazioni del ricercatore si basano sui dati dei Centers for Disease Control and Prevention (CDC) americani, raccolti fino al 3 ottobre e incrociati con le tabelle attuariali sulle aspettative di vita normali negli Stati Uniti per gruppi di età, redatte dalla Social Security Administration.
"Per fare un esempio - spiega Elledge - le donne di età compresa tra 45 e 54 anni hanno un periodo di aspettativa di vita media di altri 37,80-29,68 anni. Dai nostri risultati emerge che il numero medio di anni di vita potenziale persi per persona e' stato di 13,25 anni (13,93 per gli uomini e 12,45 per le donne). Abbiamo considerato 194mila decessi, che corrispondono a più di 2,5 milioni di anni di vita potenziale".
L'esperto precisa che solo per gli over 65 è stata calcolata una perdita di quasi 1,2 milioni di anni di vita potenziale. "Dobbiamo sottolineare - precisa l'autore - che il nostro lavoro non tiene conto di condizioni sottostanti come obesita' e diabete, ma ci proponiamo di approfondire questo aspetto nei prossimi studi".