AGI - La lentezza delle procedure di conteggio del voto postale rende sempre più probabile che, all'indomani delle presidenziali del 3 novembre, in alcuni Stati degli Usa non si sappia ancora chi abbia vinto. Una prospettiva che aumenta i rischi di contestazioni e sommosse ed è particolarmente concreta in Pennsylvania.
Lo stato nordorientale ha un sistema di conteggio del voto postale molto macchinoso e sembra destinato a uno degli spogli più lenti della nazione, dal momento che l'epidemia di coronavirus ha spinto 2,6 milioni di elettori a chiedere di poter votare per posta. Il problema è che, se in Florida e Arizona il conteggio dei voti postali è già in corso e sarà possibile conoscere il risultato poco dopo la chiusura dei seggi, in Pennsylvania lo spoglio non potrà iniziare prima della mattina del 3 novembre. Va inoltre ricordato che anche le schede con il timbro del 3 novembre o anteriore giunte dopo il giorno delle elezioni devono essere contate, come ha stabilito una sentenza della Corte Suprema.
"Uno scenario distruttivo"
Non solo. Prima ancora di poter esaminare le schede, contenute in due buste una dentro l'altra, bisognerà verificare che ogni singolo elettore possegga i requisiti. Ciò significa che, qualora il verdetto delle urne non risulti subito chiaro, il nome del vincitore potrebbe rimanere sconosciuto per giorni, innescando battaglie legali e proteste di piazza dall'esito imprevedibile. E una simile prospettiva è tutt'altro che remota: la Pennsylvania è storicamente uno "swing state", dove Donald Trump nel 2016 prevalse con un margine inferiore all'1%. E la maggior parte delle richieste di votare per posta sono arrivate da aree a maggioranza democratica come Philadelphia. Ciò significa che con il procedere del conteggio delle schede inviate per posta è molto probabile che le percentuali a favore di Joe Biden aumentino.
"Si tratterebbe di uno scenario davvero distruttivo", ha spiegato al Los Angeles Times il professor Richard Pildes, costituzionalista della New York University, "si riverserebbe un fiume di ricorsi per manipolazione del voto, brogli e simili, che verrebbe condiviso all'istante sui social media, e la situazione potrebbe andare fuori controllo, anche qualora tutto si svolgesse in maniera legittima e appropriata". Una situazione simile potrebbe verificarsi in Wisconsin, un altro 'swing state' dove la legge proibisce lo spoglio dei voti postali prima della data delle elezioni.
L'ex governatore repubblicano della Pennsylvania, Tom Ridge, sostenitore di Biden, teme che la lentezza del processo inneschi una spirale di violenza, qualora Trump si rifiuti di riconoscere un'eventuale sconfitta. "Ha creato il potenziale per enormi disordini civili a causa del suo approccio non presidenziale", ha osservato alla testata californiana Ridge, che fu segretario alla Sicurezza Nazionale con George W. Bush. L'appello al gruppo di estrema destra dei 'Proud Boys' perché stiano in allerta per il dopo voto è solo uno dei tanti esempi. Numerosi esponenti democratici hanno poi paventato intimidazioni e aggressione da parte della "Trump Army", come è stato battezzato il coordinamento degli scrutatori favorevoli al presidente uscente.
Il fronte di Philadelphia
A suscitare preoccupazione è il precedente delle primarie dello scorso giugno, quando 1,5 milioni di cittadini della Pennsylvania scelsero di votare per posta. In alcuni distretti di Philadelphia ci volle una settimana per conoscere l'esito.
Proprio Philadelphia è il rovello di Trump, che nel 2016 vi prese 475 mila voti in meno di Hillary Clinton. In quella città "succedono cose brutte", dichiarò il presidente durante il dibattito con Biden del 29 settembre, invitando i suoi sostenitori a "recarsi nei seggi e fare molta attenzione". Nella città dell'Independence Hall oltre 350 mila persone hanno chiesto di votare per posta. Quattro anni fa erano state 15 mila. "Sarà senza dubbio un processo difficile e caotico che si protrarrà a lungo", chiosa Matt Harvestick, consigliere del caucus repubblicano della Pennsylvania, "credo proprio che sarà un disastro".