AGI - Le squadre delle forze di dissuasione del ministero del Governo dell'Interno di Tripoli hanno arrestato Abd al-Rahman al-Milad, noto come "Bija". Si tratta di uno dei trafficanti di essere umani più potenti della Libia, finito nel mirino delle sanzioni dell'Onu. Il suo arresto è avvenuto nella capitale libica nel pomeriggio.
'Bija' è uno dei trafficanti di essere umani più potenti della Libia, nonostante la giovane età: era ricercato dall'ottobre del 2019 dalla procura della capitale libica. Ma il suo nome già l'anno prima era finito nella lista dei sanzionati dal Consiglio di sicurezza dell'Onu (nel giugno 2018) per il suo ruolo nel traffico di disperati. E sulle sue violazioni, che rientrano tra i crimini contro l'umanità, indaga la Corte penale internazionale dell'Aja. Bija viene considerato, secondo anche gli esperti delle Nazioni unite, a capo di un'organizzazione criminale che occupa ogni settore della regione di Zawya, a cinquanta chilometri a ovest di Tripoli. E ha avuto un ruolo da protagonista anche nell'ultima guerra nella capitale libica.
La riunione al Cara di Mineo
Bija è noto in Italia, inoltre, per aver partecipato nel maggio 2017 a una riunione sull’immigrazione al Cara di Mineo, in Sicilia, dove erano presenti le autorità italiane e libiche, secondo quanto emerso da un'inchiesta scottante del quotidiano Avvenire. Probabilmente si era presentato con documenti falsi. Perché Bija si era presentato come un 31enne ufficiale della Guardia costiera libica, diplomato all'Accademia navale, e in servizio per il Paese. Un uomo dunque che rivendica di salvare le persone, non di sfruttarle. Ma di lui ci sono anche i video di spari in mare contro i gommoni dei migranti che tentavano di raggiungere le coste europee.
"Sono un eroe nazionale, e non sono mai stato un criminale. Non ho mai preso soldi per trafficare con le persone", raccontava solo il 5 luglio scorso in un'intervista. "Le relazioni contro di me del Consiglio di sicurezza e del Comitato per le sanzioni si basano su un articolo di una giornalista che si chiama 'Nancy'": il riferimento probabilmente è a Nancy Porsia, la giornalista italiana che con Nello Scavo ha raccontato i misfatti del Bija.