AGI – Al culmine delle tensioni per il caso dell’avvelenamento del dissidente russo Aleksei Navalny, si è aperto oggi a Berlino un processo che rischia di rendere ancora più incandescenti i rapporti tra la Germania e la Russia: sul banco degli imputati c’è un cittadino russo, Vadim Sokolov, accusato di avere ucciso nell’agosto dell’anno scorso al parco del Kleiner Tiergarten il georgiano Zelimkhan Khangoshvili, che negli anni Duemila aveva guidato una milizia di ribelli ceceni in guerra con la Russia e che dalla fine del 2016 viveva in Germania con lo status di richiedente asilo.
Secondo la procura federale, Sokolov aveva freddato il 40enne georgiano di origini cecene in pieno giorno, sparandogli alle spalle.
Il punto è che i magistrati tedeschi ritengono di avere in mano sufficienti evidenze per dire che l’uomo era stato incaricato da “posizioni statali del governo centrale della Federazione russa”. Ossia, che nella preparazione ed esecuzione dell’omicidio sono coinvolti i servizi segreti di Mosca.
Il processo è iniziato questa mattina tra severe misure di sicurezza, con i pochi cronisti ammessi (tramite sorteggio) che hanno dovuto lasciare fuori dall’aula persino le penne ed i bloc-notes.
I legali della difesa hanno fatto sapere che per ora il loro assistito non farà dichiarazioni. Peraltro vi è una certa confusione anche sull’identità dell’uomo: a detta della procura, l’uomo è entrato in Germania con un passaporto falso, intestato a tal Vadim Krasikov, 55 anni. Data l’incertezza, il giudice ha annunciato che durante le udienze si rivolgerà all’uomo chiamandolo semplicemente “signor imputato”.
Solo 15 spettatori possono assistere al processo. Per ora, le udienze previste sono 25, una sentenza è attesa per la fine del prossimo gennaio.
Sin dall’inizio la vicenda dell’omicidio al Kleiner Biergarten di Berlino ha avuto pesanti implicazioni nelle relazioni tra la Germania e la Russia. Sulla vicenda è intervenuto più volta anche il ministro degli Esteri tedesco Heiko Maas, convocando l’ambasciatore russo a Berlino dato che si parla di una “vicenda gravosa”, sulla quale è “indispensabile” che si faccia luce.
Nel 2019 il sospetto di un coinvolgimento degli 007 di Mosca nell’uccisione di Khangoshvili – definito un “terrorista” dalle autorità russe” – aveva provocato una vera e propria escalation diplomatica. E’ sulla base del sospetto “ufficiale” che dietro il crimine vi fossero i servizi russi che il governo tedesco aveva annunciato l’espulsione di due persone accreditate come diplomatici presso l’ambasciata russa a Berlino.
La reazione di Mosca non si era fatta attendere, e dalla Russia erano stati a loro volta espulsi due diplomatici tedeschi. Commentando la decisione di dichiarare “personae non gratae” i due collaboratori dell’ambasciata, era stata la stessa cancelliera Angela Merkel a lamentare il fatto che Mosca avesse fino a quel momento mancato di contribuire all’indagine sull’omicidio di Berlino.
L'agguato mortale
Era il 23 agosto dell’anno scorso, quando uno sconosciuto ha inseguito in bicicletta l’ex miliziano ceceno Zelimkhan Khangoshvili per esplodergli addosso due colpi alla testa e poi alla schiena con una Glock 26 dotata di silenziatore. Il giorno dopo la polizia tedesca ha arrestato un cinquantenne col passaporto russo, entrato in Germania sotto un’identità che poi si sarebbe rivelatasi falsa.
Il 4 dicembre 2019 la Procura federale di Karlsruhe aveva deciso di assumere l’inchiesta, affermando di sospettare “ufficialmente” che dietro il crimine vi siano gli 007 russi.
Sokolov era stato arrestato il giorno dopo l’omicidio, dopo che due teenager l’avevano visto gettare una parrucca, una bicicletta e un’arma nella Sprea. Da parte sua, il governo tedesco aveva fatto preso sapere di “prendere molto sul serio” le accuse nei confronti dell’uomo in relazione alla possibile partecipazione “di soggetti dello Stato russo” nella pianificazione ed esecuzione del delitto, come aveva ribadito tempo fa un portavoce dell’esecutivo guidato da Frau Merkel.
“Il governo continuerà a monitorare lo sviluppo della vicenda fino alla decisione del tribunale”, aveva chiarito il governo.
Secondo gli inquirenti, il servizio segreto interno russo avrebbe avuto un “ruolo centrale” nell’uccisione di Khangoshvili. A quanto aveva ricostruito lo Spiegel, il presunto killer nelle settimane e nei mesi precedenti l’assassinio avrebbe avuto intensi contatti e rapporti con membri del cosiddetto “Gruppo Vympel”, una specie di associazione di ex forze speciali dell’Fsb, il servizio d’intelligence ‘interno’ della Russia. In più, avrebbe passato molto tempo in un centro segreto per l’addestramento delle unità speciale dei servizi russi.