AGI - Plexiglass sì o plexiglass no? Questo è il dilemma. L’interrogativo amletico del vivere soffrendo in un cubo di plexiglass (per non prendersi il coronavirus) o ribellarsi rischiando di morire, agita il primo ed unico dibattito presidenziale tra i candidati alla vicepresidenza: l’incumbent Mike Pence e la democratica Kamala Harris oggi sul palco a Salt Lake City, nello Utah, roccaforte repubblicana, dove Joe Biden è indietro di 10 punti, ma dove vanta un consenso del 40%. Un dato mai visto per un democratico dai tempi di Lyndon Johnson che vinse lo Stato con il 59,4% delle preferenze. Da allora nessun dem ha mai raggiunto il 40%. Solo Hubert Humphrey ci si è avvicinato nel 1968, fermandosi al 37%.
Due potenziali subentranti
Plexiglass sì o plexiglass no? Secondo l’ultima versione dei media Usa, Pence, dopo un’estenuante trattativa andata avanti per tutto il giorno, ha acconsentito alla barriera di plexiglass tra lui e Kamala durante il faccia a faccia più scrutinato della storia dei vice. Non tanto per l’impatto che avrà sul risultato di novembre, certamente marginale così come marginale è il ruolo dei numeri due negli Stati Uniti. Trump e Biden, 74 e 77 anni, sono i candidati più anziani della storia americana. Il tycoon, ora in quarantena alla Casa Bianca con il coronavirus, è stato il presidente più anziano mai eletto al primo mandato. Se Biden dovesse vincere, batterebbe questo record e non ha mai nascosto di considerare la sua potenziale presidenza come un ponte per passare il testimone alla nuova generazione di politici democratici. La possibilità di ereditare le redini della nazione nei prossimi anni per Pence e Harris non è poi così remota.
Plexiglass o meno, “sarà il dibattito più importante da 40 anni, da quando sono iniziati quelli tra i vice – scrive John Hudak del think tank Brookings Institution – e gli americani seguiranno il dibattito tra i vice con la rinnovata consapevolezza del fatto che uno di questi due individui potrebbe facilmente diventare presidente, non correndo per la presidenza, ma come successore”.
Plexiglass sì o plexiglass no? Pence è risultato negativo al test, ma con il coronavirus arrivato nello Studio Ovale (e la sua partecipazione a quello che passerà alla storia come il “Covid party“ nel giardino delle Rose dalla Casa Bianca, in occasione della nomina di Amy Coney Barrett alla Corte Suprema), il partito dell’Asinello ha reclamato regole più stringenti per il dibattito di Salt Lake City. Sembra che i due sfidanti saranno separati da lastre di vetro sintetico ricurve, tipo una doccia o forse come la teca stondata di plexiglass dove venne rinchiusa la povera valletta di “Libero”, vecchio programma Rai che 20 anni fa lanciò Teo Mammuccari e anticipò, a sua insaputa, la tv ai tempi del Covid.
Il duello del 15 ottobre
Plexiglass sì o plexiglass no? Il dubbio esistenziale incombe anche sul prossimo duello in tv, quello in calendario a Miami il prossimo 15 ottobre. Trump ha fatto sapere di voler partecipare, ma Biden ieri ha frenato: “Se avrà ancora il Covid, non potrà esserci un dibattito. Serviranno norme molto stringenti. Troppe persone sono state infettate”. L’ultimo contagiato eccellente è l’advisor del presidente Stephen Miller. La moglie Katie, portavoce di Pence, ha già avuto il Covid lo scorso maggio. Biden ieri ha fatto campagna in Pennsylvania, cruciale Battleground State per la corsa alla presidenza, in un luogo simbolo della guerra di secessione, Gettysburg. Ha definito “pericolose” le divisioni che lacerano il paese e ha accusato il comandante in capo di aver “voltato le spalle all’America” sul Covid. Trump ha deciso “di interrompere le trattative” sul nuovo piano di stimoli per l’economia fino a dopo le elezioni, mandando in rosso Wall Street.
L’ordine di scuderia al leader di maggioranza al Senato, il repubblicano Mitch McConnell, sarebbe quello di concentrarsi a “tempo pieno”, senza distrazioni, sulla conferma di Barrett alla Corte Suprema prima del voto del 3 novembre. In serata però The Donald sembra averci ripensato, dicendosi pronto a firmare specifiche misure contenute nello stesso pacchetto: 25 miliardi per le compagnie aeree, 135 miliardi per la piccola impresa, più un altro round di ‘helicopter money’ con assegni da 1.200 dollari per gli americani in difficoltà economica. “Nancy stai sentendo?”, ha ironizzato Trump dopo aver accusato, solo poche ore prima, la Speaker Pelosi di aver chiesto 2.400 miliardi per finanziare gli Stati malgovernati dai democratici.
Nella raffica di tweet serali, oltre a snocciolare le sue proposte per l’economia, Trump ha annunciato di aver desecretato (“senza censure”) tutti i file sul Russiagate, “il più grande crimine politico della storia americana” e la divulgazione dei documenti relativi all’Emailgate, l’indagine sull’utilizzo di un server di posta privato da parte di Hillary Clinton quando era alla Casa Bianca.
Kamala su Elle
E il glamour che serve in ogni elezione presidenziale dov'è? Ci ha pensato Harris a servirlo, è sulla copertina del numero di novembre di Elle, Kamala con un sorriso smagliante e il Washington Monument sullo sfondo: l’ex procuratore generale della California è la seconda donna di colore della storia Usa eletta al Senato e la prima candidata di colore alla vice presidenza. Parlando di Donald Trump su Elle, Kamala ha ricordato il giorno della sua elezione nel 2016, la delusione e la decisione di "combattere”. Per Pence potrebbe rivelarsi un osso duro, soprattutto se riuscisse a trasformare la pandemia in una metafora della fallimentare gestione dell’amministrazione Trump, con il vice presidente a capo della task force sul coronavirus.
Se nel 2016 il confronto tra Pence e l’allora rivale democratico Tim Kaine è finito nel dimenticatoio, con Harris potrebbero scoppiare scintille. E in questo caso, lo scudo del plexiglass potrebbe non bastare. Appuntamento stanotte, ore 21 locali, le 3 di notte in Italia. Modera Susan Page di Usa Today. Saranno sul palco i vice, si giocano la presidenza altrui di oggi. E forse quella per loro domani.