AGI - Kenzo Takada, primo stilista giapponese ad essersi stabilito a Parigi all'inizio degli anni settanta - meglio noto come Kenzo - è morto all'American Hospital di Neuilly-sur-Seine, a 81 anni, a causa delle complicazioni derivanti dal Covid-19. Kenzo era uno dei designer più fantasiosi del mondo e, per fortuna, non si è mai preso troppo sul serio.
Nel 1973, la sua sfilata a Parigi era esattamente ciò di cui il mondo della moda aveva bisogno per distrarre la mente di tutti dai blue jeans e da Levi-Strauss. Nella moda le cose succedono così, per caso o per necessità, ma sempre al momento giusto. Era il 3 aprile del 1973 quando alla Bourse de Commerce aveva riunito le vittime della moda. La Bourse, allora, era uno dei luoghi preferiti per le sfilate e Kenzo Takada, che si autodefiniva "Jap", aveva riempito il posto con una presentazione autunnale e invernale, lasciando alcune centinaia di aspiranti spettatori pigiati sul cancello.
Carnevale di culture
I fortunati che erano entrati, circa ottocento, assistettero a un guazzabuglio etnico gioioso e divertentissimo. Le modelle indossavano maglioni grandi e voluminosi su gonne tipo tirolese in flanella grigia e abiti a pieghe con sottovesti bianche ricamate, proprio come nei giorni successivi al New Look di Christian Dior, o gli adattamenti di Anne Fogarty. Rebozo messicani, dirndl australiani, maglioni scandinavi, e un completo di lana bianca con frange per l'Abominable Snowman (l'abominevole uomo delle nevi) erano solo alcuni dei temi.
Kenzo era molte cose insieme in un'anima sola, amata come tale. In quegli anni a Parigi c'è il boom dei turisti giapponesi. Girano su autobus Paris-Vision a due piani dall'Arco di Trionfo al Quartiere Latino a Montmartre con le macchine fotografiche appese al collo e, quando sciamano per le vie, spendono una tempesta di soldi su profumi Chanel, sciarpe Dior, cravatte Pierre Cardin, e borse Louis Vuitton in boutique dove sulle vetrine si legge: "Qui si parla inglese".
Giapponese a Parigi, francese a Tokyo
I vestiti di Kenzo hanno avuto una forte influenza sullo sportswear americano. Il suo negozio al numero 824 di Madison Avenue, aperto nel 1983, offriva la linea completa dei suoi vestiti colorati e giovanili. Il lavoro di Kenzo è tanto radicato nel design di moda tradizionale quanto nelle usanze della sua terra natale, e ha aperto la strada all'arrivo a Parigi dell'avanguardia giapponese. "Quando sono a Tokyo, mi sento francese", aveva dichiarato al New York Times; "quando sono a Parigi, mi sento giapponese".
Come la casa dove viveva, completata nel 1993, col tavolo che si trasforma in letto, una facciata europea che nasconde interni giapponesi, 1,300 metri quadrati al confine tra i quartieri della Bastiglia e del Marais. Dopo la prima sfilata di Kenzo a Parigi non passò molto tempo prima che i negozi negli Stati Uniti notassero i suoi pantaloni larghi e le giacche oversize, i vestiti fantasia e l'occhio unico per il colore, i tessuti orientali.
Kenzo non ha l'eclat di un Saint Laurent o di un Givenchy, ma le sue idee hanno influenzato gran parte del mercato dell'abbigliamento sportivo americano. Si considerava un designer classico, non solo per le giovani - categoria che nel 2020 non conosce limiti - più per una donna che conosce il suo stile.