AGI – Continua il braccio di ferro tra Londra e l'Ue a poche ore dalla fine del nono e ultimo round di colloqui sulle relazioni post Brexit: la Commissione europea ha lanciato una procedura formale di infrazione contro il Regno Unito per violazione degli obblighi ai sensi dell'accordo di ritiro dall'Ue, firmato lo scorso ottobre.
Il governo britannico non si scompone e replica che “risponderà a tempo debito” alla lettera di costituzione in mora trasmessa a Londra, che ha un mese di tempo a disposizione.
Al centro dello scontro c’è la proposta di legge sul mercato interno presentata dal governo di Boris Johnson il 9 settembre e approvata dalla Camera dei Comuni, con alcuni punti controversi che violano l’articolo 5 dell’accordo di recesso dall’Ue e che il premier non ha fatto modificare entro il 30 settembre, come invece richiesto dall’Unione europea.
Il contestato disegno di legge, se non sarà modificato dalla Camera del Lord, rappresenterà una flagrante violazione del protocollo sui confini tra Irlanda e Irlanda del Nord, “in quanto consentirebbe alle autorità britanniche di ignorare l'effetto giuridico del Disposizioni sostanziali ai sensi dell'accordo di recesso”.
Del resto rappresentanti del governo britannico hanno già riconosciuto questa violazione, affermando che “il suo scopo era quello di consentirgli di discostarsi in modo permanente dagli obblighi derivanti dal protocollo".
In altri termini, la Commissione Ue ha deciso di avviare una procedura di infrazione per “violazione da parte del Regno Unito del proprio obbligo di agire in buona fede, come stabilito nell'articolo 5 dell'accordo di recesso".
A questo punto se il disegno di legge venisse adottato, ostacolerebbe l'attuazione di tale accordo di uscita dall’Ue.
Ora la palla è passata nel campo di Londra, che ha tempo fino al 31 ottobre per presentare le proprie osservazioni alla lettera di costituzione in mora. Dopo aver esaminato queste osservazioni, o se non sono state presentate osservazioni, la Commissione può, se è il caso, decidere di emettere un parere motivato.
Al momento la prima risposta data dalle autorità britanniche non lascia presagire una soluzione concordata per ricucire l’ennesimo strappo. "Risponderemo alla lettera a tempo debito e abbiamo chiaramente spiegato le nostre ragioni per introdurre le misure relative al protocollo dell'Irlanda del Nord", ha replicato un portavoce del governo britannico.
Nella prima reazione ufficiale all’avvio del processo di infrazione, Londra rivendica le sue ragioni, argomentando di dover creare “una rete di sicurezza legale per proteggere l'integrità del mercato interno del Regno Unito, garantire che i ministri possano sempre adempiere ai loro obblighi nei confronti dell'Irlanda del Nord e proteggere i successi ottenuti nel processo di pace".
Nelle ultime settimane non sono bastati gli avvertimenti lanciati da Bruxelles, che aveva anticipato a Londra il prossimo avvio di un’azione legale in caso di mancato ritiro degli articoli controversi del progetto di legge entro il termine prestabilito.
BoJo è andato comunque avanti e la scorsa settimana ha ricevuto il ‘disco verde’ della Camera dei Comuni che assegna all’esecutivo il mandato per modificare in maniera unilaterale i meccanismi accordati con i Ventisette per mantenere aperta la frontiera tra le due Irlande dopo la Brexit.
Tuttavia, sotto il pressing del suo partito, il primo ministro ha inserito una tutela aggiuntiva per cui non potrà esercitare i poteri che gli assegnerebbe questa per legge per infrangere l'accordo di ritiro dall'Ue, se non ottiene prima il permesso del Parlamento.
La legge passa ora alla Camera dei Lord, dove i conservatori non hanno maggioranza. E se la 'Camera alta' introdurrà cambiamenti, questi dovranno essere poi confermati dai Comuni. Il capo del governo ha specificato che non ha alcuna intenzione di alterare il trattato se entrambe le parti arrivano a un accordo sulla futura relazione, prima che termini il periodo di transizione alla Brexit, a fine dicembre.