AGI - Altri 28 soldati separatisti della regione del Nagorno Karabakh sono stati uccisi nei combattimenti con l'Azerbaigian. Lo ha reso noto il ministero della Difesa della regione sostenuta dall'Armenia. "Ventotto soldati sono morti in azione", ha dichiarato, portando il bilancio a 59 decessi. L'Azerbaigian non ha fornito informazioni sulle sue perdite militari ma ha denunciato l'uccisione di sette civili.
"Sei civili azeri sono stati uccisi a seguito della provocazione armata delle Forze armate armene e di attacchi a località abitate. Diverse persone sono state ferite", ha detto Bayramov in un briefing con i diplomatici stranieri. Un altro civile, hanno affermato in seguito le autorità azere, sarebbe morto in un assalto di artiglieria contro un'area abitata nei pressi del tribunale di Tartar. L'Azerbaigian ha accusato le forze armene di aver bombardato la città di Terter, 332 chilometri a ovest di Baku e di aver colpito civili e infrastrutture. "Nella notte i combattimenti sono continuati e all'alba il nemico ha ripreso la sua offensiva con artiglieria e blindati", hanno avvertito le autorità della regione autonoma. Baku ha anche rivendicato l'uccisione di 550 separatisti, una notizia legata dall'Armenia.
Erdogan accusa l'Armenia: "Ostacolo alla pace"
La Turchia ha accusato l'Armenia di essere un "ostacolo alla pace" e ha assicurato di continuare a sostenere l'Azerbaigian. In una dichiarazione su Twitter a seguito di una telefonata con il collega azero, Ilham Aliyev, il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, ha invitato il popolo armeno a schierarsi contro i leader che, secondo lui, li stanno "trascinando verso la catastrofe", aggiungendo che la solidarietà di Ankara con Baku "sarà sempre più forte".
"L'Armenia ha dimostrato ancora una volta di essere la più grande minaccia alla pace nella regione", ha detto Erdogan, e aggiungendo che la risposta della comunità internazionale al conflitto è stata insufficiente. La Turchia invita "il mondo intero a stare con l'Azerbaigian nella loro battaglia contro l'invasione e la crudeltà", ha detto Erdogan. L'Armenia ha risposto ai commenti, dicendo che le forze azere avevano sparato per prime negli scontri di ieri.
Erevan denuncia la presenza di miliziani filoturchi
Il ministero degli Esteri armeno ha confermato la presenza di miliziani filoturchi a sostegno di Baku nella regione contesa. L'invio di uomini armati fedeli ad Ankara provenienti dalla Siria era stato comunicato nelle ore precedenti dall'Osservatorio Siriano per i Diritti Umani, Ong con base a Londra ma dotata di un vasto numero di collaboratori sul campo.
Nel contesto dell'attuale aggressione azera contro Karabakh, l'attività turca è caratterizzata dalla presenza diretta sul campo di battaglia", afferma il ministero degli Esteri armeno, "istruttori militari turchi stanno combattendo insieme agli azeri, che stanno usando armi turche, inclusi droni e velivoli militari. La Turchia sta reclutando terroristi internazionali e li sta trasportando in Azerbaigian".
Ieri la Turchia aveva promesso completo sostegno a Baku e aveva invitato l'Armenia a rinunciare alla sua "aggressione". "Sosterremo i nostri fratelli azeri con tutti i nostri mezzi nella loro lotta per proteggere la loro integrita' territoriale", aveva affermato in una nota il ministro della Difesa turco.
La Turchia è uno strettissimo alleato di Baku con cui ha forti legami culturali e linguistici; viceversa non ha relazioni diplomatiche con Erevan per via della querelle storica sulla strage degli armeni sotto l'impero ottomano, tra il 1915 e il 1916, che secondo l'Armenia fu un genocidio.
Baku: "La nostra è un'operazione difensiva"
L'operazione militare condotta dall'Azerbaigian nella regione separatista del Nagorno Karabakh ha lo scopo di "costringere l'Armenia alla pace". Afferma da parte sua un portavoce della presidenza azera, Hikmet Hajiyev, riferendo che "gli scontri stanno continuando sulla linea di contatto. La nostra operazione è difensiva e ha l'obiettivo di proteggere la popolazione e costringere l'Armenia alla pace".
Secondo Hajiyev, l'operazione ha quindi lo scopo di costringere Erevan a un "approccio costruttivo" al tavolo delle trattative. "L'Armenia sta portando avanti una politica che ha l'obiettivo deliberato di far saltare i negoziati e le sue nuove provocazioni militari sono un'altra manifestazione di questa politica", ha affermato il funzionario, "un'intera famiglia di cinque persone, tra cui due bambini piccoli, e' morta ieri sotto un pesante attacco di artiglieria a Naftalan. Una fabbrica di tappeti e' stata danneggiata nell'attacco di oggi al distretto di Tartar. Un altro civile è morto in un attacco nella regione di Agdam.
Hajiyev ha inoltre puntato il dito contro alcune organizzazioni internazionali che hanno espresso posizioni sul conflitto "irrispettose degli interessi e delle posizioni degli Stati che rappresentano" e ha ammonito le diplomazie delle altre nazioni a evitare "affermazioni cosi' provocatorie e menzognere". Secondo il funzionario, l'esplosione delle tensioni sulla linea di contatto era prevedibile: "Avevamo avvertito le organizzazioni internazionali al proposito, il presidente azero Ilham Aliyev ne aveva parlato. L'Azerbaigian sta combattendo una guerra patriottica".
Il Cremlino chiede un immediato cessate il fuoco
La Russia ha chiesto una cessazione immediata delle ostilità tra forze armene ed azere. "Riteniamo che le ostilità debbano cessare immediatamente", ha dichiarato in conferenza stampa il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, proponendo l'apertura immediata di un processo "politico e diplomatico" per risolvere la controversia tra le due ex repubbliche sovietiche.
Peskov ha inoltre riferito che la diplomazia russa è in contatto con quella di Ankara in merito al conflitto che, secondo il governo armeno, vede coinvolti anche miliziani filoturchi inviati dalla Siria per sostenere l'esercito azero. "È importante ora fermare i combattimenti piuttosto che provare a capire chi ha ragione o chi ha torto", ha aggiunto Peskov, "la Russia ha sempre assunto una posizione equilibrata e questa posizione consente alla Russia di fare leva sulla sua influenza e sulle sue storiche buone relazioni con entrambi i Paesi". Appelli per un'immediata interruzione delle ostilità sono giunti inoltre da Cina, Stati Uniti, Unione Europea e Iran.