Tutte le strade portano a Roma. Al tempo dell'impero era un fatto incontestabile e anche oggi il detto popolare ha una sua verità quando guardiamo il Cupolone, San Pietro, il Vaticano, la forza transnazionale della Chiesa. Il capo della diplomazia Usa Mike Pompeo suona la campana sulla Cina alla vigila del suo arrivo in Italia per una visita ufficiale il 29 e 30 settembre. A Roma incontrerà il presidente del Consiglio Giuseppe Conte e il ministro degli Esteri Luigi Di Maio. Il punto più importante del suo tour nella Città Eterna è l'incontro con il cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato Vaticano e l'arcivescovo Richard Gallagher, segretario per i Rapporti con gli Stati. Politica globale. Rapporti con il Dragone cinese, il dossier più delicato dell'agenda della Casa Bianca (e della Chiesa).
La visita di Pompeo cade in un momento delicatissimo per la Curia Romana, con le dimissioni (e la perdita di tutti i privilegi da porporato) del Cardinale Angelo Becciu imposte dal Papa per un presunto uso disinvolto della cassa dell'Obolo di San Pietro. Vicenda che ha scosso le gerarchie della Santa Sede perché Becciu era il prefetto emerito della Congregazione delle cause dei santi, aveva gestito dal 2011 al 2018 il Servizio Affari Generali della Segreteria di Stato, era un uomo di fiducia del Pontefice, una figura dalle alte e consolidate relazioni internazionali.
I rapporti tra Roma e Pechino preoccupano Washington
Il destino gioca a dadi con il calendario. Pompeo Roma farà un intervento al simposio su “I progressi e la difesa della libertà religiosa attraverso la diplomazia” organizzato nell’ambasciata americana presso la Santa Sede. Un viaggio di grande importanza, a un mese dal voto presidenziale Usa con i riflettori puntati sui rapporti tra il nostro paese e lo Stato del Dragone: dal 5G alla “Belt & Road Initiative” passando per l’intesa tra il Vaticano e la Cina sulla nomina dei vescovi che Pompeo ha esortato a non rinnovare con un articolo sulla prestigiosa rivista "First Things".
Il testo non lascia spazio ai dubbi, per l'amministrazione Trump quell'accordo non s'ha da fare: "Due anni fa, la Santa Sede ha raggiunto un accordo con il Partito comunista cinese, sperando di aiutare i cattolici cinesi. Ma l'abuso del Partito comunista cinese sui fedeli è solo peggiorato. Il Vaticano metterebbe a rischio la sua autorità morale, se rinnovasse l'accordo". L'avviso del segretario di Stato è stato un colpo di gong e in molti si sono chiesti quale sia l'obiettivo di Pompeo.
Abbiamo girato la domanda a un protagonista del dibattito sulla religione e l'etica in America, Russell Ronald Reno III (è noto come R.R. Reno), studi religiosi alla Yale University, già docente di teologia alla Creighton University, saggista, commentatore per i più importanti media americani (tra gli altri, New York Times, Washington Post, Commentary, Cnn) e direttore della rivista che ha pubblicato l'articolo del segretario di Stato, "First Things": “Quella espressa da Pompeo è un’opinione sia personale e sia come capo della diplomazia americana. L’idea è quella di incoraggiare il Vaticano a riconoscere che questo rischio esiste e che non si possono concedere ‘comfort zone’ alla Cina sugli abusi”, spiega R.R. Reno all’Agi, escludendo che si tratti di una mossa che strizza l’occhio all’elettorato cattolico americano, tendenzialmente critico nei confronti della Chiesa.
“La posizione di Pompeo riflette la visione americana sulla Cina, non credo vi sia alcun calcolo elettorale – osserva Reno – è un richiamo al dovere delle testimonianza morale, a valutare l’impatto di questo accordo, a fissare l’autorità religiosa come priorità, impegnandosi per i credenti e la causa della libertà”. Secondo i rumor d'Oltretevere, Papa Francesco avrebbe già firmato l’estensione di due anni dell’accordo per la nomina dei vescovi e anche la Cina ha segnalato l’intenzione di andare avanti. “Le parti continueranno a mantenere una stretta comunicazione e consultazione per migliorare le relazioni bilaterali”, ha fatto sapere Wang Wenbin, il portavoce del ministero degli Esteri di Pechino. Per Xi Jinping l'accordo con il Vaticano vale oro diplomatico.
E se il tentativo di moral suasion di Pompeo fallisce? “Dal punto di vista dei cattolici americani, il fatto che l’appello di Pompeo possa cadere nel vuoto non cambia molto. Molti non sono neppure a conoscenza di questa intesa tra il Vaticano e la Cina. La dialettica in seno alla Chiesa è normale, fa parte della naturale delle cose. Il problema è che la Chiesa rischia di perdere credibilità come autorità morale”, rimarca il direttore di "First Things". Dal Dipartimento di Stato precisano che “ovviamente spetta alla Santa Sede prendere le sue decisioni” mentre la visita di Pompeo offre “un’occasione per una discussione franca” sulla Cina.
L'operazione Clean Network
Da parte del capo di Foggy Bottom c’è da aspettarsi un'azione nei confronti del governo italiano per allentare il patto con la Cina sulla “Nuova Via della Seta”, oltre che per limitare l’uso della tecnologia 5G, perché la sicurezza delle infrastrutture è giudicata fondamentale nell’alleanza con Washington e la Nato. Non a caso il Dipartimento ha lanciato l'operazione Clean Network, un'iniziativa per il presidio delle Reti che punta a creare un'alleanza tra i paesi vicini agli Stati Uniti, si tratta di un tentativo su vasta scala mai fatto prima per limitare l'espansione della tecnologia di comunicazione della Cina. “Con i nostri partner italiani ed europei riteniamo di condividere le stesse preoccupazioni fondamentali. Quindi la questione (del 5G) sicuramente sarà affrontata durante gli incontri che Pompeo avrà con il presidente del Consiglio Giuseppe Conte e con il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio - è stato spiegato durante il briefing di presentazione della visita di Pompeo - e il segretario è sempre desideroso di ascoltare sviluppi e opinioni da parte degli alleati italiani".
Le sfide della Nato
L'agenda del Segretario di Stato è sempre ampia e aperta, i temi sono quelli del momento, dunque ci sarà una finestra per valutazioni comuni sui rischi di una seconda ondata del coronavirus, come un punto sulla crisi in Libia e nel Mediterraneo Orientale dove le tensioni con la Turchia (ricordiamo che Ankara ha il secondo esercito della Nato) sono alimentate dalla politica espansionistica di Erdogan. Ricordiamo che il Pentagono ha in corso una revisione della postura delle sue forze strategiche (la presenza di truppe in Iraq e in Afghanistan sarà ridotta) in vari scacchieri geopolitici, compresa l'Europa (ridispiegamento di forze, dossier che guarda con attenzione alla Germania).
Sono punti dell'agenda di politica estera americana che possono subire lievi aggiustamenti - un cambio di tono con la Cina e l'Europa, la sostituzione dell'arma dei dazi con quella di una politica fiscale di "reshore" degli utili delle aziende americane, è una parte del piano di Biden - e restano anche con un'amministrazione guidata dai democratici, soprattutto nei confronti dell'espansionismo cinese che per qualsiasi presidente è un problema e non solo di rosso della bilancia commerciale.
La Casa Bianca si avvicina al voto e si sta per entrare nel periodo della "transizione". In un second term di Trump, alla Casa Bianca ci sarebbero delle nuove figure in alcuni posti chiave. Tutte le strade portano a Roma, Pompeo sta lavorando per il domani.