AGI - Sono 415 milioni i bambini esposti al rischio di un vero e proprio “fuoco incrociato” nelle aree di conflitto in tutto il mondo. Alla violenza delle armi, che sempre più spesso vengono puntate contro i bambini colpendo scuole e ospedali - quasi 1.000 attacchi nel 2019 - si aggiunge infatti, rileva Save the Children, la minaccia del virus e i suoi effetti collaterali gravissimi per la salute, la nutrizione e l’istruzione dei bambini.
In Yemen, nonostante l’appello Onu al cessate il fuoco dello scorso aprile, un sistema sanitario già al collasso dopo più di 5 anni di conflitto fatica a contenere il virus sotto ai bombardamenti, che sono più che raddoppiati nei primi sei mesi del 2020 rispetto alla seconda metà del 2019 (+139%).
Quattro bambini su 5 hanno disperato bisogno d’aiuto e 30.000 in più rischieranno la vita per la malnutrizione entro il 2020.
In Siria, dove ogni 10 ore un bambino viene ucciso dalle violenze, più di 84 ospedali e presidi sanitari sono stati attaccati dallo scorso dicembre solo nel Nord-Ovest del Paese, lasciando 4 milioni di persone, la metà bambini, senza alcun tipo di assistenza sanitaria per fronteggiare la pandemia.
Entro fine anno 3,4 milioni di bambini siriani sotto i 5 anni avranno bisogno di assistenza nutrizionale, e 1 su 8 soffre già di gravi ritardi nella crescita per gli effetti della malnutrizione.
In Afghanistan, per le conseguenze del Covid-19, 7,4 milioni di bambini hanno immediato bisogno di assistenza umanitaria e 10 milioni hanno perso l’accesso continuativo all’educazione come gli 1,4 milioni senza scuola nei Territori palestinesi occupati, dove la pandemia si affronta con il 29% delle famiglie sotto la soglia di povertà, l’80% dell’acqua disponibile inadatta all’utilizzo umano e solo 2-4 ore di elettricità disponibile al giorno.
Il rapporto Fuoco incrociato
"I bambini nei conflitti intrappolati dalla pandemia” diffuso in occasione della Giornata Internazionale della Pace dedicata quest’anno al tema “Creiamo la Pace Insieme” (“Shaping Peace Together”) che rispecchia l’ulteriore sfida comune nell’affrontare l’emergenza Covid-19.
Dietro ai dati ci sono però le storie drammatiche di ciascun bambino colpito.
Per questo Save the Children, che è stata ed è presente nelle più drammatiche aree di conflitto del mondo, lancia la prima puntata della serie podcast “Children of War”, cinque storie di bambini sopravvissuti nell’arco di 80 anni alle guerre più tristemente famose della storia e dei nostri giorni. La Seconda Guerra mondiale, la guerra civile in Nigeria con la carestia del Biafra, il genocidio in Ruanda del ‘94 e le guerre attuali in Siria e nello Yemen, sono il teatro orrendo in cui sono cresciuti Evelyn, Emeka, Vanessa, Amal, Rami e Waleed.
Cinque racconti in prima persona che, attraverso la voce di attori professionisti e la partecipazione dei giornalisti Maria Concetta Mattei e Giorgio Zanchini, disegnano le loro vite e quelle delle loro famiglie travolte dalla violenza, ma ci restituiscono tutta la forza di cui sono capaci i bambini, se aiutati e protetti, nel riuscire a sognare e costruire un futuro diverso nonostante tutto.
"Ogni guerra è una guerra contro i bambini, dichiarava in Inghilterra Eglantyne Jebb nel 1919, opponendosi all’embargo che continuava ad uccidere per fame i bambini nei paesi sconfitti, e passava all’azione fondando Save the Children per soccorrerli e salvarli. Da allora non abbiamo mai smesso di intervenire nelle aree di conflitto più violente e di spingere le parti coinvolte e i leader mondiali a proteggere quei bambini. La nostra forza nasce dalle storie dei bambini e delle loro famiglie che incontriamo ogni giorno sul campo tra le bombe, le fughe disperate, gli ospedali e le scuole distrutte, dalla speranza di futuro rinata sulle violenze e sulle macerie".
È il senso della serie podcast Children of War, che ci porta in quei luoghi e ci fa capire, attraverso le emozioni, come tutti i conflitti siano orrendamente uguali e di come abbiamo tutti insieme la responsabilità di raggiungere e proteggere il più grande numero di bambini possibile che vivono nei paesi in guerra oggi.” ha dichiarato Daniela Fatarella, Direttrice Generale di Save the Children.
La prima storia di Children of War, quella di Rami e Waleed, due cugini yemeniti di 10 e 15 anni feriti gravemente da un raid areo nella guerra in corso in Yemen, è disponibile sul sito e sui social media di Save the Children e su Spotify, mentre le successive 4 storie verranno lanciate nelle quattro settimane successive.
Sono le storie di Amal, una bimba siriana che a 10 anni è stata costretta a fuggire con la sua famiglia abbandonando ad Homs la nonna che non poteva affrontare la fuga, e di Vanessa, che quando è iniziato il genocidio in Ruanda aveva 11 anni e non ha mai più rivisto i suoi genitori. Quella di Evelyn, una bambina tedesca di Berlino separata da suoi genitori nel 1943 quando aveva 11 anni per sfuggire ai bombardamenti, e di Emeka, un bambino nigeriano che oggi ha 60 anni ma alla fine degli ’60 cacciava lucertole per mangiare ed è sopravvissuto alla carestia durante la guerra civile in Nigeria, “la guerra del Biafra”, che fece 3 milioni di vittime, in gran parte bambini.