AGI - Farsi sfilare l’asso nella manica? Neanche per sogno. Se Robert Redfield, direttore dei Cdc (i Centri per il controllo e la prevenzione delle malattie) dice al Congresso, sotto giuramento, che il vaccino anti-Covid non sarà disponibile negli Usa prima della metà del 2021, è solo perché “si è confuso”. “Penso che abbia fatto un errore”, che abbia fornito “un’informazione sbagliata”, spiega Donald Trump che promette 100 milioni di dosi entro la fine dell’anno con la distribuzione a partire da ottobre, prima dell'Election Day, il 3 novembre.
Anche sulle mascherine Trump tiene il punto, insistendo sulla loro dubbia efficacia e costringendo Redfield a rettificare le sue dichiarazioni al riguardo. “Credo al 100% nell’importanza dei vaccini e nell’importanza del vaccino anti Covid in particolare. Sarà il vaccino contro il Covid-19 a riportare gli americani alla loro vita normale”, twitta il capo del Cdc dopo la bacchettata del presidente. Non è il primo rappresentante della task force della Casa Bianca ad essere messo alla berlina e sicuramente non sarà l’ultimo.
Ne sa qualcosa Anthony Fauci, assente ieri alla conferenza stampa sulla pandemia, così come Redfield e la numero uno del team di esperti Deborah Birx. C’era solo Scott Atlas, assoldato il mese scorso e che ha promesso 700 milioni di dosi entro i primi tre mesi del prossimo anno. Il coronavirus negli Usa ha ucciso quasi 200 mila persone e Fauci ritiene, al contrario di Trump, che la fase peggiore non sia ancora passata.
Una sorpresa possibile
Eppure fu proprio il super virologo a capo del National Institute of Allergy and Infectious Diseases a confermare, lo scorso luglio, che “la sorpresa d’ottobre del vaccino” negli Usa “è possibile”. Che il ‘comander in chief’ stia puntando al colpo grosso sul coronavirus per farsi catapultare dritto al secondo mandato non è un mistero e a quanto pare neppure una chimera.
Biden, che ha fatto delle mascherine il suo vessillo ed è molto ligio sul distanziamento sociale tanto da lasciare di rado casa sua a Wilmington, nel Delaware, si leva a difesa di Redfield: “Mi fido dei vaccini, mi fido degli scienziati, non mi fido Trump”. E accusa l’amministrazione di pressioni sulle autorità regolatorie pur di ottenere l’antidoto prima della scadenza elettorale. Un sondaggio di Hill-HarrisX segnala come solo 6 elettori su 10 negli Usa si farebbero il vaccino contro il Covid se fosse disponibile nel 2020 mentre il 41% ne farebbe comunque a meno.
L’ex vice presidente 77enne ha tenuto in media due eventi pubblici al giorno la scorsa settimana. “The Donald”, in forte rimonta nei sondaggi, non si è fermato un attimo, pure con comizi al chiuso, seppure su scala ridotta, come domenica scorsa in Nevada e lunedì in Arizona.
Martedì 8 settembre, il giorno dopo il ponte del Labor Day che tradizionalmente segna l’avvio della fase più intensa della campagna, è volato a Jupiter, in Florida e poi a Winston-Salem nella Carolina del Nord. Ha poi partecipato ad un evento a Freeland, nel Michigan giovedì e venerdì ha commemorato l’anniversario dell’11 settembre a Shanksville, in Pennsylvania: tutti Battleground State. Nel frattempo si prodigava con i reporter e sui social per difendersi dall’accusa di aver deliberatamente minimizzato i rischi della pandemia, come scrive il giornalista del Watergate Bob Woodward nel suo ultimo libro “Rage”.
I sondaggi si aggiornano
Lunedì Trump è andato in California e oggi volerà in Wisconsin, altro Stato in bilico dove Biden viene dato in testa con il 47% contro il 43% del rivale, secondo un sondaggio condotto tra il 30 agosto e il 3 settembre dalla Marquette University Law School. Il margine di errore è di 4 punti e ciò significa che potrebbero essere esattamente alla pari. All’inizio di agosto la stessa rilevazione indicava Biden in testa 49 a 44. Secondo Washington Post-Abc, Biden in Wisconsin è favorito di 6 punti mentre secondo la media dei sondaggi di Real Clear Politics è in pole di 6,7 punti. Nel 2016 il tycoon si aggiudicò il Wisconsin per un soffio, con il 47% contro il 46% di Hillary Clinton. A livello nazionale, un sondaggio di Hill-HarrisX condotto tra il il 10 e il 14 settembre vede il candidato dem in testa di 6 punti, due in meno rispetto ad un mese fa. Salgono dell’1% gli indecisi che sono l’8% del totale.
L’ex numero due di Barack Obama questa sera sarà protagonista su Cnn di un dibattito town hall in Pennsylvania dove il presidente ha fatto la stessa cosa con la rete Abc. La sua performance è stata giudicata debole, con qualche sbavatura di troppo come quando ha confuso l’immunità di gregge con la “mentalità di gregge”.
Il primo confronto tv del 29 settembre
I town hall sono le prove generali in vista del primo confronto in tv, quello del 29 settembre a Cleveland, il più atteso dei tre previsti da qui all’elezione. Trump “si sta preparando guidando il paese come presidente”, spiega un portavoce della sua campagna, Tim Murtaugh, durante una call con i cronisti, lasciando intendere che non ha bisogno di alcun training. Barack Obama nel 2012 deluse i sostenitori durante il suo primo faccia a faccia con lo sfidante repubblicano Mitt Romney, così come fecero gli incumbent George W. Bush e Ronald Reagan, rispettivamente conto John Kerry e Walter Mondale. Tutti furono comunque rieletti. Più che sui dibattiti, Trump punta sul vaccino “sorpresa d’ottobre” per rimanere alla Casa Bianca e dare scacco matto al resto del mondo, dopo aver sbattuto la porta in faccia all’Organizzazione mondiale della sanità e alla sua iniziativa globale per lo sviluppo di un antidoto.
Trump cerca di ripetere il colpo del 2016 in un contesto ancora più difficile. La formula è facile, l'impresa unica, la posta in palio gigantesca: la cura è la vittoria.