AGI - L'annuncio del presidente del Governo di accordo nazionale libico (Gna), Fayez al Serraj, che si dimetterà entro la fine di ottobre, scuote lo scenario libico e apre il campo a incertezze e potenziali nuovi scontri tra i pretendenti al potere così come tra le milizie di Tripoli e Misurata. La svolta, però, potrebbe anche accelerare il negoziato per una riconciliazione con l'uomo forte della Cirenaica, Khalifa Haftar, mentre fonti informate riferiscono all'AGI che si sta lavorando all'ipotesi di una riunione dei ministri degli Esteri del formato Berlino da tenere il 5 ottobre, in videoconferenza a margine dei lavori dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite". La situazione in Libia è stata intanto al centro di una telefonata tra il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, e la cancelliera tedesca, Angela Merkel.
Un nuovo esecutivo derivante dai colloqui interlibici potrebbe essere il primo passo verso una soluzione politica alla crisi che la Libia attraversa dalla caduta del regime di Mummar Gheddafi nel 2011. La notizia già circolava ma mercoledì sera, in un breve discorso televisivo, al-Serraj ha annunciato la sua intenzione di dimettersi dalla carica; da marzo 2016, a capo del Governo di unità nazionale, legittimo e riconosciuto dalla comunità internazionale ma contestato da Haftar e dall'Esercito nazionale libico, al Serraj ha spronato il comitato consultivo a dar vita a un nuovo consiglio presidenziale e garantire una transizione pacifica del potere.
Le dimissioni erano nell'aria e non hanno colto di sorpresa il governo italiano, ma non mancano le preoccupazioni per la possibile instabilità che si creerà durante il processo di definzione di un nuovo leader. Non sarà un esercizio facile e l'inquietudine è legata anche ai molti appetiti intorno alla poltrona di capo del governo di accordo nazionale (Gna), nella fattispecie alle mire del vicepremier del Gna, Ahmed Maitig, e del ministro dell'Interno del governo di Tripoli, Fathi Bishaga.
Dopo il rinnovo della missione Onu in Libia (Unsmil) e la promessa del Consiglio di Sicurezza di nominare a breve il successore di Ghassan Salamè come inviato speciale, ieri Turchia e Russia - sostenitori rispettivamente dei due contendenti, l'esecutivo di Serraj e l'uomo forte dell'Est, Khalifa Haftar - hanno fatto sapere di aver fatto passi in avanti per giungere a un accordo su un cessate il fuoco e un processo politico in Libia. La tregua annunciata il mese scorso da Serraj insieme al presidente del Parlamento 'ribelle' di Tobruk, Aguila Saleh, ritenuto braccio politico del maresciallo della Cirenaica, stenta a decollare e da allora sono state denunciate diverse violazioni sul campo.
Il Paese nordafricano accusa i contraccolpi scaturiti dal blocco dei giacimenti petroliferi e la sospensione delle esportazioni da parte dei gruppi affiliati ad Haftar da metà gennaio: la compagnia petrolifera nazionale della Libia (Noc) ha fatto sapere che le perdite provocate dalla sospensione delle attività petrolifere nel Paese ammontano a 9,8 miliardi di dollari dall'inizio dell'anno.
Il peggioramento delle condizioni di vita e la corruzione hanno portato allo scoppio di dure proteste in tutto il Paese. Diverse città, in Tripolitania come in Cirenaica, sono state teatro di movimenti di protesta della popolazione, esasperata dal deterioramento delle condizioni di vita. Nella capitale, la dura repressione delle manifestazioni da parte delle forze di sicurezza legate al ministro dell'Interno, Fathi Bashagha, hanno portato a fine agosto a un duro scontro all'interno del governo che si è tradotto nella sospensione temporanea dello stesso ministro, volto politico delle potenti milizie di Misurata. Un allontanamento dal consiglio presidenziale poi revocato la settimana successiva, con il reintegro di Bashagha al suo posto.
E le conseguenze delle proteste non si sono fatte sentire solo nel territorio controllato da Tripoli. Anche la Libia orientale è stata scossa da un'ondata di manifestazioni e all'inizio della settimana anche il governo libico con sede nell'Est, allineato con il golpe Haftar e guidato da Abdallah al-Thani, ha annunciato le proprie dimissioni domenica tarda, tra le crescenti proteste in un certo numero di città per il deterioramento delle condizioni di vita e la corruzione.