AGI - Il governo afghano e i talebani si sono seduti al tavolo del negoziato per la pace a Doha in Qatar dopo 19 anni di sanguinosa guerra civile. Si tratta dei primi storici colloqui di pace inter-afghani per a mettere fine a una guerra che ha fatto migliaia di morti e milioni di sfollati.
Le parti si sono incontrate a porte chiuse e sul tavolo sono state poste questioni delicatissime come il futuro dei diritti umani e della democrazia, ma anche i diritti delle donne nel tormentato Paese asiatico.
A rappresentare i talebani c'era il capo negoziatore, Abdul Ghani Baradar, e a nome di Kabul, una delegazione guidata dall'ex ministro e attuale presidente dell'Alto Consiglio per la riconciliazione nazionale, Abdullah Abdullah.
E' stato il ministro degli Esteri del Qatar, Mohammed bin Abdulrahman Al-Thani, a dare il via alla cerimonia, in un hotel di lusso a Doha, lo stesso che a febbraio era stato teatro dell'intesa tra Usa e talebani; al suo fianco il segretario di Stato Usa, Mike Pompeo, e l'inviato speciale di Washington per l'Afghanistan, Zalmay Khalilzad.
Chiesto il 'cessate il fuoco' ai talebani
Abdullah Abdullah, ha ringraziato i talebani per la "disponibilita' a negoziare" ed e' tornato a chiedere un "cessate-il-fuoco umanitario". "Posso dirvi con fiducia oggi che il nostro Paese ricorderà questo giorno come il giorno della fine della guerra e delle sofferenze del nostro popolo", ha dichiarato Abdullah.
La richiesta di un 'sistema islamico'
Dal canto loro, i talebani hanno ribadito la richiesta di un "sistema islamico" per l'Afghanistan. "Vorrei che tutti considerino l'Islam nei loro negoziati e negli accordi e non lo sacrifichino agli interessi personali", ha detto il leader politico del gruppo militante, il mullah Abdul Ghani Baradar, che ha scontato otto anni di detenzione in Pakistan.
Pompeo chiede di ridurre la violenza
Pompeo ha invitato entrambe le parti a trovare un modo "per far ridurre la violenza e soddisfare le richieste afghane: un Paese riconciliato, con un governo che rifletta una nazione che non e' piu' in guerra". In un tweet, il capo della diplomazia Usa ha esortato i talebani a "cogliere questa opportunita' per plasmare un accordo politico e raggiungere un cessate il fuoco complessivo e permanente che metta fine a 40 anni di guerra".
Una data simbolica
I colloqui di pace si sono aperti all'indomani del 19esimo anniversario degli attentati dell'11 settembre, che portarono all'intervento internazionale in Afghanistan, guidato dagli Stati Uniti.
I negoziati inter-afghani sono scaturiti dall'intesa firmata a fine febbraio da Usa e talebani che ha aperto la strada anche alla riduzione delle truppe internazionali in Afghanistan; inizialmente erano previsti per marzo, ma sono slittati a causa di una diatriba tra il gruppo militante e il governo di Kabul sul rilascio di 5 mila prigionieri talebani e un migliaio di soldati.
Kabul era riluttante a rilasciare l'ultimo gruppo di 400 talebani, che considerava particolarmente pericoloso, ma alla fine ha ceduto dando il via a un processo che potrebbe mettere fine a quarant'anni di guerra in Afghanistan.
Il presidente Usa, Donald Trump, ha fatto del ritiro americano dall'Afghanistan una priorità di politica estera, in vista delle elezioni del 3 novembre.
Il plauso dell'Unione europea e della Nato
Ma l'avvio dei colloqui a Doha è stato accolto con grande soddisfazione dall'intera comunità internazionale a cominciare dall'Ue: l'Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza, Josep Borrell, ha auspicato che "l'inizio tanto necessario e atteso di un nuovo e piu' pacifico capitolo per l'Afghanistan".
Sulla stessa linea il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, che ha espresso "entusiasmo", sottolineando che l'opportunita' "storica". "La Nato - ha aggiunto - e' con l'Afghanistan per conservare i progressi e assicurare che il Paese non sia mai più un rifugio sicuro per i terroristi".
In collegamento virtuale anche il segretario generale dell'Onu, Antonio Guterres, che ha voluto esortare a "raddoppiare gli sforzi per proteggere i civili e ridurre il conflitto con l'obiettivo di salvare vite umane e creare un ambiente favorevole al negoziato".