AGI - Una battaglia di ultimatum in nome della Brexit. Dopo il premier britannico Boris Johnson che qualche giorno fa aveva minacciato il No deal se entro il 15 ottobre non fosse stato possibile mettere in piedi un accordo, oggi è stata la volta dell'Unione europea di minacciare "ritorsioni legali" nei confronti di Londra, se il governo di BoJo non ritirerà la controversa proposta di legge sul mercato interno che a detta di Bruxelles mira a modificare alcuni passaggi-chiave dell'accordo sulla Brexit già sottoscritto l'anno scorso, considerando il nuovo testo nientemeno che una "violazione" del diritto internazionale. Contro-ultimatum già respinto al mittente: "Ho detto chiaramente che non avremmo ritirato questa legge e lui l'ha capito", ha detto il ministro di Stato britannico Michael Gove a Sky News dopo una riunione 'd'emergenza' con il vicepresidente della Commissione Ue Maros Sefcovic.
Posizioni mai così distanti
In teoria, le posizioni tra Londra e Bruxelles non sono state mai così lontane. In una nota ufficiale, la Commissione Ue ha annunciato che “non esiterà a usare” una serie di “meccanismi legali” contenuti nell’accordo sulla Brexit se non verrà ritirato l'"Internal Market Bill" annunciato dal governo britannico. “Se adottato”, tale provvedimento “violerebbe palesemente le disposizioni sostanziali” dell’accordo che regola l'uscita della Gran Bretagna dall'Ue.
Pertanto, si legge nella nota, il vice presidente Sefcovic “ha invitato il governo britannico a ritirare queste misure dal progetto di legge nel più breve tempo possibile e comunque entro la fine del mese”. Presentando questo disegno di legge, è la linea di Bruxelles, l’esecutivo di Londra “ha seriamente compromesso la fiducia tra l'Ue e il Regno Unito”. “Spetta ora al governo britannico ristabilire quella fiducia”, avverte la Commissione.
Il nodo della legge sul mercato interno
Il punto è che la nuova proposta di legge sul mercato interno finirebbe, secondo Bruxelles, per svuotare alcune clausole dell'accordo sulla Brexit firmato l'anno scorso con grande fatica e dopo interminabili trattative, in particolare per quel che riguarda il delicatissimo nodo del confine inter-irlandese. Una specie di bomba a orologeria, l'Internal Market Bill, arrivata nel bel mezzo dell'ottavo round negoziale nel quale si tratta di stabilire le relazioni commerciali tra Ue e Gran Bretagna una volta terminata la fase di transizione entrata in vigore dopo l'inizio ufficiale della Brexit. E, su questo sono tutti d'accordo tutti, se l'attuale trattativa dovesse fallire, alla fine dell'orizzonte rimane solo il "no deal".
Per questo Bruxelles batte con forza sulle intese già raggiunte. “L'accordo di recesso entrato in vigore il 1 febbraio 2020 ha effetti giuridici ai sensi del diritto internazionale”, ricorda la Commissione. Da quel momento in poi, “né l'Ue né il Regno Unito possono cambiare, chiarire, modificare, interpretare, ignorare o disapplicare unilateralmente l’accordo”. In particolare, “il protocollo sull'Irlanda e l’Irlanda del Nord è una parte essenziale dell'accordo di recesso. Il suo scopo è proteggere la pace e la stabilità nell'isola d'Irlanda ed è stato il risultato di negoziati lunghi, dettagliati e difficili tra l'Ue e il Regno Unito”.
Che la spinta in avanti dell'Internal Market Bill rischi di minare definitivamente la fiducia tra le parti lo ripete anche Paolo Gentiloni: "Spetta adesso al governo britannico lavorare per ristabilire questa fiducia. E il tempo sta scadendo", ha ripetuto il commissario all'economia in un'intervista a Bloomberg. "Non lavoriamo per una 'hard brexit', ma dobbiamo avere un partner fidato per arrivare ad un accordo". Ma il tempo stringe: "Le decisioni devono essere prese entro l'inizio del mese di ottobre", incalza Gentiloni. "E' essenziale e davvero urgente".
Si continua a trattare
Nondimeno, Londra e Bruxelles fanno di tutto per non spezzare il filo della trattativa. L'Ue resta "determinata" a trovare un accordo nonostante rimangano ancora "significative divergenze", ribadisce il capo-negoziatore per la Brexit dell'Unione europea, Michel Barnier, che comunque non manca di sottolineare che "nessuno deve sottovalutare le conseguenze pratiche, economiche e sociali di uno scenario No deal". In una specie di esile dialogo a distanza, è Michael Gove a insistere sulla "importanza vitale di raggiungere un accordo".
Anche il capo-negoziatore britannico, David Frost, nega di voler bloccare la trattative e ripete che Londra la vuole, quest'intesa: "Rimaniamo impegnati a lavorare sodo per raggiungere un accordo per metà ottobre". L'inizio del prossimo round negoziale è fissato per il 28 settembre. Londra ha proposto che le trattative continuino anche dopo il fine settimana. Ma la via per scongiurare il No deal è sempre più stretta.