AGI - “All eyes on Michigan”, lo Stato in bilico che con i suoi 16 grandi elettori potrebbe decidere la partita della Casa Bianca. Joe Biden è volato ieri a Warren, a quaranta chilometri da Detroit, la Motor City “tornata a ruggire” grazie agli aiuti dell’amministrazione di Barack Obama (oltre che a manager leggendari come Sergio Marchionne). Ed è proprio quel salvataggio dell’auto a stelle e strisce che l’ex vice presidente ha voluto evocare, scegliendo di parlare nel parcheggio della “Region 1” dello United Auto Worker (Uaw), il potente sindacato metalmeccanico americano (oltre 400 mila iscritti), con sullo sfondo un’enorme bandiera americana, circondato da Jeep, Ford e Chevrolet, bianche, rosse e blu.
Nel 2016 Donald Trump è stato il primo repubblicano a vincere il Michigan dal 1988, di misura, con uno scarto di appena 10.704 voti sulla rivale Hillary Clinton, abbattendo quel “muro blu” che oggi l’ex numero due di Obama vorrebbe ricostruire. Nello Stato dei Great Lakes i sondaggi danno in vantaggio il candidato democratico: l’ultima rilevazione di Cbs (aggiornata al 6 settembre e con un margine di errore di 6 punti) gli attribuisce il 70% dei consensi contro il 29% del tycoon. Ma come l’esperienza del 2016 insegna e un recente studio di Cloudresearch certifica, esistono “timidi elettori” che qualche volta mentono, soprattutto quando decidono di sostenere Trump.
Perché è uno stato chiave
Il Michigan romba, qui vengono prodotte quasi 2,1 milioni di vetture di 23 diversi modelli, pari al 18,5% del totale della produzione Usa nel 2017 e in America un addetto su 10 è impiegato nell’industria dell’auto.
Prima di volare a Warren, Biden ha promesso di proteggere i lavoratori dagli effetti della globalizzazione, proponendo una sovrattassa del 10% sui profitti delle società americane che producono all’estero. Ha inoltre ipotizzato un credito d’imposta del 10% per incentivare le aziende ad investire in posti di lavoro americani. Sounds familiar? L'obiettivo è molto simile all’America First dell’inquilino della Casa Bianca che ha utilizzato i dazi come deterrente e ha tagliato le tasse sulle imprese (con una riduzione dell’aliquota dal 35 al 21%), come previsto dalla riforma fiscale firmata nel dicembre del 2017.
Marchionne fu tra i primi a raccogliere la sfida, annunciando a gennaio del 2018 un investimento del gruppo Fiat-Chrysler da un miliardo di dollari per modernizzare l’impianto di Warren, spostandovi la produzione dei pick-up Ram Heavy Duty che venivano prodotti a Santillo, in Messico. Marchionne promise anche un bonus da 2 mila dollari per i dipendenti, sottolineando l’esigenza di condividere con i lavoratori “i risparmi generati dalla riforma fiscale” e riconoscendo “il miglioramento che ne deriva per il contesto del business Usa”.
Biden ha sottolineato come l’impianto di trasmissione General Motors a Warren abbia chiuso lo scorso anno, nonostante Trump avesse promesso di proteggere i lavoratori. “Scommetto che da queste parti non vi sentiate tanto confortati dalle vuote promesse di Trump”, ha attaccato l’ex vice presidente. “Non intendo punire le aziende Usa ma ci sono modi migliori”, cioè a dire: “Make it in Michigan, Make it in America, investi nelle nostre comunità e nei lavoratori in posti come Warren”, ha precisato. Sounds familiar? Certo, come il ‘Buy American’ da 700 miliardi di dollari lanciato da Biden a inizio luglio che punta a creare 5 milioni di posti di lavoro e prevede commesse federali per 400 miliardi per prodotti “Made in Usa” e il resto destinato a ricerca e alle nuove tecnologie.
L'emergenza lavoro
Il candidato dem batte il ferro. Biden uno: “Con Donald Trump, il Michigan ha perso posti di lavoro anche prima che il Covid colpisse”. Biden due: “E che dire della delocalizzazione offshore? Trump è riuscito ad impedire alle compagnie di spostare all’estero posti di lavoro americani? Conoscete già la risposta. Ovviamente no”. Il tasso di disoccupazione nel Michigan è schizzato al 24% ad aprile per poi scendere all’attuale 8,7% : i posti di lavoro persi dall’inaugurazione di Trump sono 414.500 (Bureau of Labor Statistics).
Dopo Warren, Biden ha fatto visita ad un negozio in un quartiere di Detroit abitato in prevalenza da persone di colore. La scorsa settimana era stato in Wisconsin e prima in Pennsylvania dove tornerà venerdì per il memoriale dell’11 settembre a Shanksville. Sono tutti Battleground States della Rust Belt che nel 2016 votò per Trump. Anche The Donald è stato in Wisconsin la scorsa settima, oggi sarà in Michigan (a Freeland) e venerdì in Pennsylvania. Corsa serrata, agenda fitta, i candidati si marcano sul territorio dove si decide la campagna.
The failed former Governor of Michigan, RINO Rick Snyder, who was responsible for the Flint Water Disaster (and I let him know it!), is now endorsing Sleepy Joe Biden, who doesn’t have a clue! Snyder, whose political career was ruined by Flint, hurt a lot of people in Michigan...
— Donald J. Trump (@realDonaldTrump) September 9, 2020
Che fa Trump? Marca Biden, ovviamente. Eccolo qui in tweet in zona Michigan: “Il fallimentare ex governatore del Michigan, Rino Rick Snyder, responsabile del disastro dell’acqua di Flint… ora appoggia il sonnolento Joe Biden che non ne capisce nulla. Snyder, la cui carriera politica è stata rovinata da Flynt, ha fatto del male a tanta gente nel Michigan”. Ieri è rimasto tutto il giorno alla Casa Bianca. Ha annunciato altri 20 papabili nomine per la Corte Suprema, il ritiro delle truppe dall’Iraq e successivamente dall’Afghanistan prima di dedicarsi alla ‘grana del giorno’.
Il giornalista del Watergate, Bod Woodward, con le anticipazioni del suo nuovo libro “Rage”, è riuscito nell'impresa dove Biden finora aveva fallito: riportare il coronavirus al centro del dibattito elettorale. Woodward ha rivelato come il comandante in capo fosse perfettamente consapevole dei rischi legati al Covid già da gennaio mentre pubblicamente usava toni rassicuranti."Ho minimizzato perché non volevo creare il panico", si è giustificato il tycoon. E se Biden lo ha accusato di aver mentito al Paese per poi puntare il dito contro la Cina quando la situazione gli è sfuggita di mano, a sua difesa si è levata la voce di Anthony Fauci, il 'virologo in chief' bistrattato dal presidente. "Non ha distorto la realtà" della pandemia, ha assicurato Fauci che pure in altre occasioni non ha esitato a prendere le distanze da Trump. Woodward-Fauci 1 a 1.
Cosa dicono i sondaggi
Come vanno i consensi dei candidati? L’ultimo sondaggio Hill-Harris X, condotto tra il 5 e l’8 settembre vede Biden in testa di 8 punti, erano 7 nella stessa rilevazione condotta tra il 29-31 agosto. Secondo Cnbc, in 6 stati in bilico (North Carolina, Florida, Arizona, Pennsylvania, Michigan e Wisconsin) il vantaggio dell’ex vice presidente sarebbe in media di 4 punti, al 49% contro il 45% del presidente. In Florida Biden sarebbe avanti di 3 punti mentre gli Stati in cui è messo meglio (a +6) risultano il Michigan e il Wisconsin.
Eppure i democratici si guardano bene dal considerare la vittoria in tasca. La sconfitta di Clinton nel 2016 brucia ancora. “È semplicemente Ptsd (Post traumatic stress disorder)”, osserva su The Hill Steve Schale, stratega democratico della Florida. “In realtà non c’è nessuno impegnato in questa corsa che al momento si senta eccessivamente sicuro. La strada è ancora lunga”.
Il timore dei dem è che sia la promessa di “legge e ordine” cavalcata da Trump a fare breccia più della “battaglia per l’anima della nazione” del loro candidato. Per questo Biden nella Rust Belt ha deciso di puntare sull’economia, presentandosi come il campione della classe dei lavoratori e del patriottismo economico. Sounds familiar?