AGI - Nessun segno di vita tra le macerie di uno degli edifici crollati a Beirut in seguito alla maxi esplosione avvenuta un mese fa al porto della capitale libanese. Lo hanno dichiarato i soccorritori spegnendo per sempre le speranze che si erano riaccese dopo il rilevamento di un battito di polso sotto i detriti. La catastrofica esplosione del 4 agosto scorso ha ucciso almeno 191 persone, rendendolo il disastro più fatale in tempo di pace in Libano. Un mese dopo, sette persone risultano ancora disperse.
Mercoledì notte, un cane da fiuto in azione con i soccorritori cileni aveva rilevato una traccia sotto un edificio crollato nel quartiere Gemmayzeh, adiacente al porto e fortemente danneggiato. I sensori ad alta tecnologia avevano confermato un apparente battito cardiaco e le squadre di soccorso si erano subito date da fare in una frenetica e disperata ricerca, nella speranza che possa compiersi un miracolo.
Ma dopo tre giorni di lavoro per rimuovere i cumuli di macerie, lo specialista del soccorso cileno, Francesco Lermanda, ha dichiarato che non vi è più alcun segno di vita sotto i cumuli di cemento. "Purtroppo oggi possiamo dire che tecnicamente non rileviamo alcun segno di vita all'interno dell'edificio", ha spiegato ai giornalisti.
Due soccorritrici erano scivolate attraverso un tunnel per controllare eventuali vittime nell'ultima sacca d'aria non esplorata ma non hanno trovato nessuno. I lavori andranno comunque avanti per rendere sicura la zona e fare in modo che nessuna vittima rimanga all'interno, ha assicurato Lermanda.
Il direttore delle operazioni dell'agenzia di protezione civile, George Abou Moussa, in mattinata ha confermato che le possibilità di trovare qualcuno vivo sono "molto basse". Ma l'ufficiale della protezione civile Qassem Khater ha detto che la sua squadra è determinata a non arrendersi. "Non lasceremo il sito fino a quando non avremo finito di attraversare le macerie, anche se un nuovo edificio minaccia il crollo", ha annunciato.