AGI - Serbia e Kosovo aprono una nuova pagina della loro storia: il presidente serbo, Aleksandar Vucic, e il premier kosovaro, Avdullah Hoti, hanno firmato alla Casa Bianca, sotto l'egida di Donald Trump, un accordo economico che dovrebbe aiutare a risolvere uno dei conflitti territoriali più spinosi del Vecchio Continente.
"La Serbia e il Kosovo si sono impegnate per la normalizzazione economica", ha annunciato il presidente degli Stati Uniti dallo Studio Ovale. "Ci sono state molte discussioni e ora c'è molto amore", "l'economia può unire le persone", ha aggiunto. Dopo la normalizzazione tra Emirati e Israele, il capo della Casa Bianca, in piena campagna elettorale, si intesta anche questo possibile successo diplomatico. "Nessuno ci aveva provato prima di me", si è vantato.
Presentato come "storico" da Washington, dove da giovedì hanno tenuto colloqui i leader di Serbia e Kosovo, l'accordo non risolve tuttavia a priori la profonda disputa politica tra i due Paesi balcanici. Belgrado rifiuta di riconoscere l'indipendenza proclamata nel 2008 dal Kosovo dopo la guerra della fine degli anni Novanta, che ha provocato 13 mila morti. La Serbia è sostenuta dai suoi alleati russi e cinesi, mentre gli americani sono tra coloro che hanno subito riconosciuto il nuovo stato kosovaro.
Il vertice di Washington, insolito in un processo tradizionalmente guidato dagli europei, mirava ufficialmente a promuovere esclusivamente "rafforzamento delle relazioni economiche" tra i due Paesi. I negoziati politici dovrebbero riprendere lunedì a Bruxelles, dove Aleksandar Vucic e Avdullah Hoti incontreranno il capo della diplomazia europea Josep Borrell. "Penso che gli europei saranno molto felici", ha detto alla stampa, Richard Grenell, l'inviato di Donald Trump per questi colloqui. "La politica era a un punto morto", "stavano discutendo sugli stessi simboli, parole, verbi, aggettivi, è stato un incubo", ha aggiunto. Da qui l'idea americana, secondo lui, di "partire dall'economia in modo che la politica ne derivi".
"Tutti gli accordi conclusi" in tema di infrastrutture, in particolare i trasporti, "superano il miliardo di euro" e dovranno essere attuati "entro un anno", ha spiegato il premier kosovaro. "Avremo un mercato comune, quindi niente più sorprese con i dazi doganali", ha aggiunto il presidente serbo, riferendosi alle tariffe del 100% imposte due anni fa da Pristina sui prodotti serbi.
Nonostante il governo americano avesse preso l'iniziativa nel garantire di voler lasciare da parte ogni accenno di risoluzione politica, il nodo del riconoscimento del Kosovo era comunque emerso. Ieri la delegazione serba ha condannato "l'enorme pressione" e ha respinto la formulazione della bozza di accordo sottoposta ai negoziatori, che implicava, secondo Belgrado, "mutuo riconoscimento" tra i due Paesi. "Non esiste che firmi un documento che contenga il riconoscimento del Kosovo. Punto", ha poi insistito Vucic, assicurando che l'articolo è alla fine "scomparso" dopo le sue proteste.
I due Paesi hanno accettato di "congelare" per un anno la campagna internazionale del Kosovo a favore della sua integrazione nelle organizzazioni internazionali e quella di Belgrado per convincere i Paesi che hanno ratificato l'indipendenza della sua ex provincia a "de-riconoscerlo". E' stata l'unica concessione politica. Avdullah Hoti ha comunque voluto vedervi "un grande passo verso la totale normalizzazione dei rapporti tra Kosovo e Serbia", e quindi un accordo "storico". La sorpresa politica è stata invece la decisione della Serbia di spostare la sua ambasciata in Israele da Tel Aviv a Gerusalemme entro luglio, mentre il Kosovo ha accettato di stabilire relazioni diplomatiche con lo Stato ebraico.