AGI - Dall'inviata a Berlino Cecilia Scaldaferri
A Berlino è stato trovato un accordo per stilare una lista di "funzionari di alto livello" bielorussi da sanzionare "il prima possibile" per il ruolo avuto nelle frodi elettorali e nella repressione delle manifestazioni pacifiche contro il regime di Alexander Lukashenko: è il risultato cui sono giunti, dopo due giorni di intense discussioni, i ministri degli Esteri Ue volati nella capitale tedesca per la riunione informale Gymnich.
L’Alto rappresentante per la Politica estera Ue, Josep Borrell, nella conferenza stampa conclusiva non ha voluto dare numeri precisi né nomi ma ha sottolineato che sono una ventina le persone finora individuate e la lista "aumenterà ancora nei prossimi giorni"; verrà "preparata dai gruppi di lavoro del Consiglio con l'intenzione di adottarla il prima possibile", in un "approccio progressivo per dare un segnale di avvertimento a coloro che sono coinvolti" in frodi e violenze in Bielorussia.
"Tutto dipenderà da come si evolverà la situazione", ha aggiunto. Quanto alla presenza o meno del leader Alexander Lukashenko tra i destinatari delle misure, Borrell non è voluto entrare nel merito ma ha assicurato che l'elenco "di certo includerà funzionari di alto livello". "Se Lukashenko aumenta la pressione sulla società civile pacifica, l'Ue deve aumentare la pressione su di lui. Lavoriamo ad una lista di persone da sanzionare, che sarà adottata molto presto", ha confermato il ministro degli Esteri tedesco, Heiko Maas.
Borrell ha poi esortato la Russia a non interferire nelle vicende del Paese vicino e a non trasformarlo in una "seconda Ucraina": "Spetta solo al popolo bielorusso determinare il proprio futuro. Se la Russia crede nell'indipendenza e nella sovranità della nazione, ne rispetterà i desideri e le scelte democratiche". L'Ue, ha aggiunto il capo della diplomazia europea, sostiene la proposta di mediazione dell'Osce (Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa), che si è offerta di volare a Minsk.
Alta tensione anche sul dossier dei rapporti con la Turchia, alla luce dello scontro in atto nel Mediterraneo orientale dopo il forte impulso dato di recente da Ankara alle esplorazioni per la ricerca di idrocarburi, e più in generale il suo aggressivo protagonismo nella regione. Atene, con Nicosia e il sostegno di Parigi, ha chiesto misure restrittive contro il Paese anatolico (alleato nella Nato ma fuori dall’Ue), ritenute dal ministro degli esteri Nikos Dendias “un’assoluta necessità”, in nome della “solidarietà europea”; più dialogante la posizione di Germania e Spagna.
Borrell ha minacciato di allungare la lista dei soggetti sanzionati per queste attività esplorative, allargando dagli "individui a beni, navi" per poi passare ad "attività che noi consideriamo illegali e tutto quello che vi è connesso". "Mi è stato chiesto di preparare una serie di proposte su possibili misure restrittive nell'eventualità che il negoziato con la Turchia non vada bene, speriamo che non sia il caso", ha aggiunto, denunciando "una crescente frustrazione" per l'atteggiamento di Ankara. "La Turchia deve astenersi da iniziative unilaterali per permettere al dialogo di avanzare", ha concluso, assicurando che si vuole "dare una chance seria al dialogo".
Di "dialogo costruttivo" con la Turchia ha parlato anche Maas, ricordando i tentativi di mediazione messi in atto nei giorni scorsi. "E continueremo a provare nei prossimi giorni e settimane perché questo è l'unico modo per uscire dalla crisi", ha sostenuto il capo della diplomazia tedesca, esortando però Ankara ad abbandonare le "provocazioni". Per poi avvertire: "Le relazioni con l'Ue verranno discusse a settembre, al prossimo Consiglio, e si lavorerà a misure restrittive se non ci saranno progressi"