AGI - Il caso del presunto avvelenamento dell'oppositore Aleksei Navalny, probabilmente con una sostanza aggiunta a una tazza di tè, è solo l'ultimo di una serie di sospetti o provati avvelenamenti di cittadini russi, critici delle autorità, verificatisi in patria e all'estero.
Navalny aveva passato un'esperienza simile ma meno grave, l'anno scorso, quando a luglio era stato ricoverato mentre era in carcere per una misteriosa "allergia", che per il suo entourage altro non era che un avvelenamento con "sostanza tossica".
Uno dei casi più clamorosi e recenti è quello della ex spia doppiogiochista, Serghei Skripal, che il 4 marzo 2018, insieme alla figlia Yulia viene ricoverato privo di sensi a Salisbury, nel Regno Unito.
Londra accusa Mosca di aver ordinato l'avvelenamento dell'uomo con il potente agente nervino 'novichok', di produzione sovietica. Il Cremlino nega. La vicenda provoca una crisi diplomatica.
Il 14 settembre 2018, l'attivista legato al gruppo di protesta delle Pussy Riot, Piotr Verzilov, viene ricoverato in terapia intensiva a Mosca in gravi condizioni e subito trasferito in un ospedale di Berlino, dove i medici tedeschi sostengono che "molto probabilmente" si tratta di un caso di avvelenamento.
Nel 2015, l'attivista e giornalista Vladimir Kara-Murza, collaboratore dell'ex vice premier assassinato Boris Nemtsov, viene ricoverato d'urgenza in condizioni critiche a Mosca e si sospetta subito l'avvelenamento. "Sono un uomo sano di 33 anni", dichiarerà in seguito, "improvvisamente, tutti i miei organi principali si bloccano nel giro di 24 ore, uno dopo l'altro".
Nel 2006, in un ospedale di Londra dopo una terribile agonia muore Aleksandr Litvinenko, ex agente dell'Fsb, poi diventato apertamente critico del Cremlino e riparato in Gran Bretagna. Litvinenko si sente male dopo aver bevuto co due connazionali del tè contaminato con il polonio-210, una sostanza radioattiva altamente tossica. Un'indagine britannica stabilisce, quasi dieci anni dopo, la responsablità di Mosca, che ha sempre negato il suo coinvolgimento.
Nel 2004, più o meno con le stesse modalità con cui è accaduto a Navalny, si sente male in volo dopo aver bevuto del tè la giornalista d'inchiesta Anna Politkovskaya: volava da Mosca a Rostov-sul-Don per recarsi a Beslan, perché le era stato chiesto di mediare nel sequestro della scuola n 1 da parte di terroristi ceceni. La reporter sarà poi uccisa davanti alla sua abitazione nel 2007.
Il 3 luglio 2003, dopo due settimane di un improvviso e graduale deterioramento delle sue condizioni di salute, muore il parlamentare e giornalista investigativo Yuri Shchekochikhin, che si era occupato a lungo di servizi segreti. I sintomi della sua malattia, per la famiglia, sono quelli dell'avvelenamento e i colleghi del giornale Novaya Gazeta parlano dell'utilizzo di tallio. I medici diagnosticano una non specificata "intossicazione" e le indagini ufficiali stabiliranno "l'assenza di un evento criminale" nella sua morte.